Non c’è dubbio che la lunga carriera di Elio Ciol (Casarsa della Delizia,1929) sia sempre stata ispirata da una meticolosa ricerca formale e da un rigore, estetico e compositivo, che lo accomunano a molti altri grandi fotografi. Infatti, Ciol è innanzi tutto proprio questo: un fotografo.
Ha una profonda conoscenza della tecnica, che gestisce perfettamente e grazie alla quale è in grado di aggiungere alle sue immagini, con continuità e coerenza, un contrasto che si rivela sempre fondamentale in tutte le sue opere. E attraverso il quale riesce sempre a portare in evidenza il tessuto di geometrie e linee presenti nei soggetti da lui ritratti. Un tessuto che forse, nei suoi ordinati incastri di linee e forme, è il vero oggetto della sua ricerca. Ciol è infatti sempre in grado di misurare con grande abilità i rapporti di luce, così come è in grado di modificarli, più o meno intensamente, attraverso dei filtri o del materiale sensibile ai raggi infrarossi (con cui fa, ad esempio, imbiancare magicamente le chiome degli alberi).
Ma l’aspetto tecnico, per quanto fondamentale, si dimostra sempre al servizio della sensibilità estetica di questo artista che, ormai da anni, può essere considerato uno degli interpreti, soprattutto del paesaggio, più conosciuti sia a livello nazionale, sia estero. Non a caso molte sue fotografie sono presenti nelle collezioni di grandi musei americani, inglesi, francesi…
Anche se la sua lunga carriera artistica ha origini articolate e diverse, è nella sua straordinaria capacità di osservare la natura –e di scegliere un determinato punto di vista, taglio fotografico od ora esatta per riprenderla- che Ciol si distingue. Tra i duecento ingrandimenti esposti -tutti opachi e in bianco e nero- ve ne sono alcuni che, realmente, meritano di essere attentamente studiati per la loro capacità di esprimere e riformulare il mondo in una foto.
Un mondo del quale non troverete nulla di urbano; rare sono le case e ancor di più le persone. Ciol non cerca la contraddizione, né il declino della contemporaneità. Fa parte di un pensiero contemplativo che cerca di armonizzare le forme e di proporle per la loro bellezza. Cerca luoghi silenziosi e, attraverso l’innaturale contrasto che la luce forma sulla pellicola, o usando sistemi ottici che percepiscono lo spazio in altro modo, li ridisegna così come l’occhio umano, da solo, non potrebbe mai vederli.
Si tratta, dunque, di una sola parte del mondo, vera in effetti, ma il cui fascino è indotto dall’occhio di questo fotografo.
giulio aricò
mostra vista il 4 aprile 2004
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