Cosa pensereste leggendo “Il ritratto di Dorian Gray” se di colpo, invece di poter leggere le parole stampate, vi trovaste davanti a spazi bianchi, dai quali sono sparite tutte le affermazioni e i pensieri del protagonista del libro?
Dorian Gray è scomparso e riposa al fianco di Anna Karenina e Ireneo Funes, come testimoniano i nomi incisi sulle lapidi di vetro, installate al primo piano della galleria. In sottofondo, potrete sentirne le voci, con le frasi tratte da quegli stessi romanzi, registrate su una cassetta audio.
Se vi spostate nell’ultima saletta sotterranea, potrete rendervi conto invece, di come sia Roy Batty, il replicante biondo di Blade Runner, a essere scomparso dal film proiettato su uno schermo a parete, lasciando Harrison Ford a combattere con un fantasma.
La mia naturale diffidenza verso le operazioni dal carattere fortemente concettuale, dovuta a un personale “modus operandi” molto istintivo, in ambito artistico, ha lasciato sùbito spazio al fascino e alla curiosità. Qual’era il significato delle sparizioni di quei personaggi e degli altri, che leggendo il catalogo, scopro essere diventati 25 in due anni, come testimoniano le lapidi sparse in un pezzo di campagna piemontese in provincia di Cuneo?
L’operazione messa in atto dagli Eredi Brancusi, è un tentativo di riflessione sul significato della morte, sul vuoto, sull’assenza che determina e su quella serie di meccanismi che attua chi, rimanendo in vita subisce una perdita e con essa una ferita insanabile, come conservare le immagini fotografiche e gli scritti, gli oggetti appartenuti al morituro per preservarne il ricordo, la memoria. L’atto di cancellare materialmente i dialoghi dai libri, esposti in teche trasparenti in una delle salette sotterranee, è un gesto simbolico, solo apparentemente dissacratorio, che in realtà vuole rendere immortale il personaggio di cui determina la scomparsa. La riflessione continua sul naturale cinismo della vita, o della storia, se si preferisce, che non si cura minimamente della perdita degli individui e ineluttabilmente prosegue per la sua strada, procurando spesso frustrazione e dolore per ciò che si sarebbe desiderato avvenisse e non si è verificato o per ciò che in maniera imprevista, viene a sconvolgere l’esistenza stessa.
Lo spostamento dalla realtà all’immaginario trova nella letteratura, alla quale gli Eredi Brancusi rendono un evidente tributo, il terreno ideale per evidenziare i concetti di assenza e scomparsa, di perdita: non è forse la stessa sensazione che si prova all’uscita di scena, alla morte del personaggio di un romanzo o di un film, che avevamo amato o nel quale ci eravamo fortemente immedesimati?
Bruno Panebarco
Mostra visitata il 13.XII.2000
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