Genova crocevia di culture e d’idee, di merci e saperi. E soprattutto di tessuti, testimoni preziosi dei gusti e dei costumi di un’epoca e oggetto privilegiato di innovazioni e contaminazioni. Qui nasce il jeans, con un’origine semantica datata 1546, anno in cui nell’inventario di Enrico VIII i preziosi tessuti provenienti dalla Superba venivano indicati come Jeane (da Genova). Definizione prestata nei secoli successivi ai fustagni indossati dai marinai e giunti ai nostri giorni attraverso le più svariate interpretazioni, che hanno reso questo indumento un archetipo di modernità.
Una vocazione, quella di città legata al sapere manuale ed artistico di stoffe ed orditi, che viene riproposta attraverso La via dei tessuti. Un percorso tra damaschi, velluti arazzi e jeans nelle collezioni genovesi. L’inaugurazione del DVJ Centro Studi tessuto e moda, con il suo ricco patrimonio di abiti e manufatti e la promessa di interessanti attività, ha permesso di mettere in luce altre importanti opere che raccontano la storia e l’arte attraverso la maestria delle trame, ovvero gli arazzi di Palazzo del Principe e i teli liturgici del Museo Diocesano, legandole in un percorso che ne esalta i reciproci rimandi.
Con l’apertura del DVJ, Centro di competenza mista Stato-Comune, che vede Marzia Cataldi Gallo e Loredana Pessa rispettivamente direttore e vicedirettore, s’intensifica l’attività di valorizzazione delle collezioni dei Musei Civici e della Soprintendenza per il Patrimonio Storico e Artistico.
Esposti a rotazione con accurate mostre a tema, gli abiti di gala e da sposa, i baldacchini, i teli dipinti, gli scampoli pregiati (il più antico risale al ‘300) racconteranno le diverse epoche attraverso le abitudini e i gusti della società, consentendo di osservare e comprendere l’evoluzione della moda tra il XVI e il XIX secolo. Le prime suggestioni attraverso una mostra, Seduzione Impero, e con il proseguimento di Ricordi di Moda, sartorie genovesi del ‘900. Ma il Centro Studi si propone, oltre all’attività espositiva, di avviare iniziative di ricerca e d’approfondimento attraverso l’organizzazione di convegni e corsi di formazione, il tutto in collaborazione con istituti universitari e stilisti contemporanei.
Sempre proveniente dalla raccolta della Soprintendenza, la serie dei 14 Teli della Passione trova da quasi tre anni ospitalità nel Museo Diocesano. Quest’opera, definita da Marzia Cataldi Gallo, Soprintendente del patrimonio storico e artistico, eccezionale per interesse e rarità, risale al XVI secolo.
I teli, per il loro particolare colore blu, elemento cromatico legato alla spiritualità e ottenuto dall’indaco giunto da oriente, possono essere identificati come gli antenati dei jeans. L’opera va ad integrare ed impreziosire un apparato tessile composto da parati liturgici provenienti dalle chiese delle diocesi, testimonianza della devozione delle aristocrazie genovesi, che donavano le loro vesti poi trasformate in splendidi paramenti.
La storia si mescola alla leggenda nel magnifico arazzo raffigurante Le imprese di Alessandro Magno in Oriente ed esposto a Palazzo del Principe. Il grande panno, tessuto a Tournai intorno al 1460 e da poco restaurato, è da alcuni considerato il più bello del mondo. Nei suoi dieci metri per quattro, i fili d’oro e d’argento disegnano gli episodi ispirati all’Histoire du Bon Roy Alixandre di Jean Wauquelin. Ma quello di Alessandro Magno è solo uno degli arazzi che narrano la passione della famiglia Doria per il collezionismo di tapesarie; una passione che documenta i risvolti artistici e sul collezionismo genovese degli stretti rapporti economici di Genova con le Fiandre. Il percorso, va detto, si snoda non solo attraverso i tessuti ma anche tra le magnifiche architetture e i preziosi interni delle sue sedi, che testimoniano, nel loro complesso, più di cinque secoli di estro decorativo.
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daniela mangini
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