La mostra di Sgarbi | e la censura di Facebook
L’antefatto è la mostra “Seduzione e Potere”, inaugurata lo scorso 30 luglio, ideata e curata da Vittorio Sgarbi e Antonio D’Amico. Come si apprende dal sito Internet dedicato al progetto, il Comune di Gualdo Tadino (Perugia) e il Polo Museale hanno aperto le porte della chiesa medioevale di San Francesco, nel cuore del centro storico, per svelare un percorso intrigante, dove regna sovrana la donna che si mostra, attraverso i secoli, con tutto il suo potere seduttivo, tra l’enfasi dei gesti e la nudità di corpi lascivi. Al riguardo, va detto, il repertorio tramandatoci dagli artisti italiani, tra la fine del Cinquecento e il Settecento, è dei più vari e “appassionanti”. È il caso di dirlo. Dall’attraente Maddalena rapita in estasi di Francesco Cairo (nella foto in alto), all’intrepida esaltazione di Giuditta, l’eroina dipinta da Pietro della Vecchia e Lorenzo De Caro, al sensuale abbandono del giovane Rinaldo tra le braccia della bella Armida di Paolo De Matteis.
I progetti originali e le mostre ben curate sono condizione necessaria, eppure non sufficiente a decretarne il successo. Di pubblico, in primis. Ecco allora che si attiva la macchina della comunicazione. Ma la pubblicità della mostra “Seduzione e Potere” viene censurata da Facebook. Ecco il fatto. Anzi, meglio, il colpo di scena. Il popolare social network le riserva, infatti, un bollino rosso in quanto promuoverebbe “prodotti o servizi per adulti”. Una delle politiche più rigorose operate da Facebook è proprio la regolamentazione in tema di scene di nudo o scollature molto profonde, senza distinzioni di genere o di finalità dell’immagine. Galeotta è stata, pertanto, una scollatura troppo audace, una spalla nuda, un seno turgido in evidenza, un lembo di pelle. Di Cleopatra, Eva, Maddalena e delle altre eroine ritratte da Simone Peterzano, il primo maestro di Caravaggio a Milano, passando per Lionello Spada, Gioacchino Assereto, Mattia Preti, Luca Giordano, fino ai Tiepolo. Vittorio Sgarbi, intervistato dal TG5, ha prontamente stigmatizzato: «È l’idiozia meccanica di Facebook, che non distingue tra pornografia e bellezza, ma è anche la prova della provvidenza, che Dio esiste». Il riferimento è alla pubblicità indiretta che da questo caso di censura mediatica è derivata per la mostra, a oggi la più visitata in Umbria, con ben 2.500 ingressi paganti in poco meno di tre settimane dalla sua apertura. Tra cui molti giovani. Insomma per la serie “Omnia munda mundis”, ossia “Tutto è puro per chi è puro di cuore e d’animo”. L’ultimo, intrigante, capitolo della vicenda riguarda Vittorio Sgarbi, che ha replicato alla censura del social network postando un suo autoscatto che lo ritrae disteso sul letto, completamente nudo, con un libro a coprire le parti intime. Introdotto da un sintetico: “Consigli per la lettura”. Arte o pornografia? Censura o libertà di pubblicazione? Il dibattito continua. (Cesare Biasini Selvaggi)
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Ho letto l'articolo, interessante ma soprattutto introduce un aspetto interessante su Facebook che, come macchina non preposta per pensare, ha la capacità, secondo modalità sconosciute, di prescindere, quindi, di considerare i vari aspetti pubblicati. Di professione (nato nel1935) sono un pittore-professionista-che non significa essere capace nel ruolo artistico rispetto ad altri non professionisti. Non amo molto Vittorio Sgarbi che sa "vendersi" bene ma che, indubbiamente, è sicuramente re i migliori curatori d'oggi.
Ho avuto modo di incontrarlo, di parlare dei miei lavori, di dare i miei cataloghi; che ritira il suo segretario, ma tutto finisce in quel breve contesto. Sgarbi non è nuovo a questo tipo di esposizioni. A Milano il Sindaco Letizia Moratti ha chiuso una mostra; mi pare sull'arte erotica, prima di inaugurarla. Oggi le situazione è tragica per gli artisti. Le gallerie chiudono; anche per colpa loro, i critici o curatori non vanno negli studi soprattutto se sconosciuti; ma le sorprese non mancherebbero, i luoghi pubblici espositivi ci sono ma non sono dati se non hai "appoggi". Grazie per l'attenzione. Massimo Marchesati
Per fortuna che l'hanno censurata se no chi ne avrebbe parlato!