Categorie: Il fatto

Strage sulla Rambla

di - 18 Agosto 2017
Ci risiamo. Quello di oggi a Barcellona è, infatti, l’ultimo in ordine di tempo di una lunga serie di attentati terroristici portati a termine, da piccole cellule o “lupi solitari” jihadisti, a bordo di auto, camion o van. Questa modalità, sconvolgente nella sua letale rudimentalità, era stata codificata e “consigliata” nel magazine on line dell’Isis “Rumiyah” già dal novembre 2016, l’anno in cui è stata “sperimentata” ufficialmente sul campo nelle stragi di Nizza e di Berlino.
E i commenti, ormai, sono superflui e, strage dopo strage, sono un po’ sempre gli stessi. Com’è possibile? E, invece, purtroppo è possibile. E c’era da aspettarlo. D’altronde di spie rosse se ne erano già accese tante negli ultimi tempi sul cruscotto delle autorità spagnole. Stando a quanto riportato dalla stampa locale, la Cia aveva allertato i Mossos, la polizia catalana, due mesi fa sulla possibilità che a Barcellona, e in particolare sulla Rambla, ci potesse essere un attentato. Proprio come quello che si è puntualmente verificato. Ma la Spagna, in realtà, è già da molto tempo nel mirino del terrorismo di matrice islamica. Un recente studio dell’Instituto Elcano ha rilevato che dei 150 jihadisti arrestati sul suolo spagnolo negli ultimi quattro anni, 124 erano collegati allo Stato islamico e 26 ad Al Qaeda. Quindi era una questione di tempo. E il conto alla rovescia si è arrestato improvvisamente il 17 agosto 2017.
Ancora turisti e abitanti del luogo a essere falcidiati (c’è il rischio di eventuali coinvolgimenti di nostri connazionali tra le vittime, secondo quanto si apprende da fonti della Farnesina).
E ancora una volta la scena della strage è un simbolo di cultura, di uno stile di vita, un’immagine “globale” non solo della capitale catalana, ma di tutto l’Occidente. È la Rambla, il viale di Barcellona lungo circa un chilometro e mezzo che collega Plaça de Catalunya con il porto antico. L’unica strada al mondo che Federico García Lorca voleva che non finisse mai. Un susseguirsi di bancarelle, caffè con intermezzi di artisti di strada. Ma c’è di più in questo caso. “Nome omen” dicevano i latini, “il nome è un presagio”. La parola rambla deriva, infatti, proprio dall’arabo ( raml cioè “sabbia”). La stessa lingua di chi ha rivendicato l’attentato e di quei musulmani convinti che i territori islamici perduti durante la riconquista cristiana dell’Europa appartengano ancora al regno dell’Islam. Quanto ancora l’Europa potrà subire? (CBS)

Articoli recenti

  • Arte contemporanea

Uno studio di artisti reinterpreta l’ex spazio industriale di cap napoli est

L’ex capannone industriale trasformato in contesto d’arte contemporanea: cap napoli est continua il suo programma e invita uno studio di…

25 Dicembre 2025 13:30
  • Musei

L’archistar Lina Ghotmeh guida l’ampliamento dell’Arab Museum di Doha

Ancora un prestigioso incarico nell’area del Golfo per Lina Ghotmeh: l’architetta libanese si occuperà dell’ambizioso ampliamento del Mathaf Arab Museum…

25 Dicembre 2025 11:30
  • Progetti e iniziative

La storica Villa Lontana di Roma diventa opera totale: conversazione con Vittoria Bonifati

Per il loro intervento nella nuova sede di Villa Lontana, a Roma, Clementine Keith-Roach e Christopher Page hanno immaginato un’opera…

25 Dicembre 2025 9:30
  • Cinema

Riscoprire il cinema: due film al giorno, da Natale a Capodanno

Non uno, ma due titoli al giorno, dal 25 al 31 dicembre. Da Kubrick a Tim Burton, ecco la nostra…

25 Dicembre 2025 9:00
  • Arte contemporanea

A suo dire l’umanità si divideva in due grandi gruppi: i presepisti e gli alberisti

Sulle note di All I Want for Christmas Is You di Mariah Carey o di Last Christmas, ma anche dell’intramontabile…

25 Dicembre 2025 0:02
  • Mostre

Il Museo delle Civiltà di Roma ospita una mostra sulle tradizioni del Natale in tutte le regioni

Fino al 6 gennaio 2026, il percorso esplora tradizioni, abiti delle feste e presepi di tutta Italia. Inaugurata anche La…

24 Dicembre 2025 19:00