Scritto da Valerio Terraroli, questo Dizionario delle arti decorative moderne colpisce subito per la scelta fondamentale di delimitare il campionario di voci al periodo storico compreso tra il 1851 e il 1942. Fra queste due date, che segnano l’Esposizione Universale di Londra e la programmata Esposizione di Roma E42, è individuato il passaggio fondamentale della produzione industriale delle arti decorative. La produzione di oggetti “decorativi” ha seguito in quel periodo il cammino della storia e della cultura, ed ha avuto un grande impulso nel periodo Liberty, quando la concezione teorica dell’arte come modello di vita ha riconosciuto al prodotto decorativo una nuova dignità.
La delimitazione temporale ha evitato al dizionario di cadere in un enciclopedismo altrimenti ineludibile, permettendo così al volume di essere uno strumento maneggevole, veloce ed esaustivo per quanti, non necessariamente competenti, avessero bisogno di una consultazione affidabile ma non complicata. Le voci sono spiegate brevemente, con una sintesi che a volte deve essere stata faticosa da compiere, come nel caso di Gallé, Le Corbusier, o Van Cliff & Arpels, che da soli valgono pubblicazioni monografiche. Ma qui è il merito dell’autore, quello di aver fornito le coordinate precise ed essenziali per qualsiasi voce, da Giò Ponti a Jessie Newberry (ricamatrice scozzese e disegnatrice di tessuti), dal Legno curvato di Thonet al Sagrì, piccolo squalo la cui pelle fu utilizzata soprattutto sui mobili decò . L’autore ha prestato attenzione a citare quasi tutto, tra generi, autori, manifatture e tecniche, ma sicuramente qualche scelta di esclusione l’ha compiuta, perché ad esempio non abbiamo trovato Erté né Mariano Fortuny.
Il linguaggio chiaro permette una lettura scivolata del testo, e i rimandi da una voce all’altra stimolano la curiosità del lettore, avvincendolo come se fosse un romanzo. Più si legge più si scoprono termini o personaggi nuovi che incuriosiscono e spronano la conoscenza. Il ricco apparato iconografico, composto da più di 200 immagini a colori e b/n, più le pagine dedicate ai marchi dei designers e delle manifatture citate, completano la presentazione. In più le indicazioni bibliografiche suggerite, raggruppate per argomenti, sono una comoda scrematura aggiornata di testi più specialistici.
Grazie al respiro internazionale del testo, il volume è stato tradotto in francese ed inglese, consentendo così alla casa editrice Skira di realizzare una buona operazione commerciale. Infatti, almeno in ambito francofono, ho potuto personalmente verificare la presenza del Dizionario in diverse librerie d’arte.
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Il dizionario ha secondo me un difetto: è a metà strada tra un buon dizionario dedicato all'argomento e uno dei tanti volumi patinati più interessanti alla forma che al contenuto.
Si rivela pertanto insufficiente come repertorio d'immagini (poche, rispetto a quelle dei più corposi volumi patinati di -quasi- sole immagini), e non esaustivo per la parte testuale: se sono presenti tutti i grandi nomi e ditte sulle quali già esistono numerose monografie (da Lenci a Thonet, da Gallé a Mazzucotelli), parecchie le lacune su personalità e manifatture minori ma non meno importanti in una monografia che pretende una certa completezza sull'argomento. Un caso. Tempo fa per una scheda di catalogo cercavo materiale su Finzi, importante gioielliere di Firenze che negli anni Venti decorava vasi ed altri manufatti in porcellana, le cui pubblicità affollano le pagine di "Domus" di quegli anni. Nel dizionario il suo nome non compare.