Photo credits: Alessandro Armento
Nel panorama dell’arte emergente, si affaccia Ŏpĕra, un nuovo progetto editoriale indipendente e in edizione limitata, curato da ATTIVA Cultural Projects, un gruppo di curatrici d’arte e giovani esperte, impegnato nella valorizzazione delle espressioni artistiche contemporanee. Un magazine quadrimestrale da collezione che scopre, ricerca e promuove l’arte emergente italiana, il cui terzo numero è stato recentemente presentato alla Shazar Gallery di Napoli. Vengono pubblicati tre numeri ogni anno e, in ognuno, sono presentati sei giovani artisti, tramite altrettante opere inedite. Ce ne parlano meglio le curatrici.
Il progetto Ŏpĕra, ha tra gli obiettivi quello di presentare giovani artisti emergenti e di indagare la recente ricerca artistica contemporanea. Con quale criterio selezionate gli artisti in questa sorta di “galleria cartacea”? Ci sono delle caratteristiche comuni o un filone che lega i 18 artisti coinvolti in questo progetto editoriale?
«Ŏpĕra vuole configurarsi come un magazine libero dalle solite dinamiche di promozione artistica, cerchiamo quindi di slegarci da qualsiasi criterio limitante di scelta e di fare scouting in maniera quanto più oggettiva possibile. Il punto a nostro favore è l’avere un team distribuito tra nord e sud Italia, ciò ci permette di guardare su vari territori e di non privilegiare un territorio di ricerca piuttosto che un altro.
I primi tre numeri che concludono l’anno 2020 presentano quindi i lavori di 18 artisti estremamente liberi fra loro. Abbiamo consapevolmente deciso di non determinare topic specifici per ciascuna pubblicazione, ma seguiamo alcune linee guida che adottiamo per ogni numero, alla cui base vi è la ricerca di un equilibrio estetico ed etico.
Cerchiamo innanzitutto di coinvolgere artisti rappresentativi di tecniche differenti (grafica, disegno, pittura, fotografia, installazione e scultura), di equilibrare la presenza femminile e quella maschile e di distribuire la selezione anche dal punto di vista geografico sul più ampio territorio nazionale.
Forse l’unico aspetto che effettivamente accomuna tutti gli artisti con cui collaboriamo sta nell’accezione di “emergente”, intesa non solamente come giovane età anagrafica, ma più propriamente come ricerca e proposta emergente nell’ambito del panorama artistico attuale del nostro paese».
Avete creato un format di presentazioni video degli artisti sui canali social per fronteggiare la situazione pandemica e ovviare alla mancanza di presentazioni dal vivo, questo ha permesso un maggior avvicinamento tra il pubblico e gli artisti, riuscendo a raggiungere più persone? Com’è stata l’accoglienza?
«L’inaspettata situazione che ci ha travolti, ha costretto anche noi a ripensare e rimodulare i nostri programmi. A inizio anno avevamo pianificato una serie di presentazioni di Ŏpĕra in diverse città italiane – Torino, Milano, Venezia e Napoli – così da avere la possibilità di farci conoscere e, soprattutto, di far conoscere il lavoro e le ricerche più recenti dei giovani artisti con cui collaboriamo.
Tuttavia, siamo riuscite a fare solo la prima presentazione a Torino presso la galleria Davide Paludetto Arte Contemporanea e poi, a causa del Covid, abbiamo dovuto annullare gli altri appuntamenti e immaginare un format alternativo per dare ugualmente spazio e visibilità al progetto. La soluzione che abbiamo trovato è stata proprio quella di un ciclo di brevi presentazioni video degli artisti e delle rispettive opere realizzate per il magazine, diffuse attraverso i nostri canali social, Instagram in primis.
Sicuramente, le opportunità offerte dal digitale sono molteplici, soprattutto perché permette di raggiungere un bacino di potenziali interessati più ampio, proprio come è successo anche a noi; tuttavia, abbiamo sempre considerato il digitale come uno strumento di fruizione e comunicazione complementare, non sostitutivo. Crediamo infatti nell’importanza fondamentale del sincero rapporto umano, in tutte le cose della vita e, quindi, anche nell’arte, che sempre alla vita guarda».
Il titolo stesso di questo progetto editoriale è emblematico, sembra alludere al fatto che comprare questa rivista d’artista possa essere visto in sé come possedere un oggetto artistico di valore e da collezione. Da che cosa deriva questa scelta? Come si presenta e configura il magazine?
«Ŏpĕra con i due accenti brevi è una parola latina il cui significato è attività, lavoro; titolo scelto per la connessione diretta con l’associazione Attiva Cultural Projects, di cui il team curatoriale è parte integrante. L’allusione diretta all’opera d’arte è anch’essa voluta siccome nel momento di ideazione del magazine ci siamo ispirate proprio alla formula ibrida del libro d’artista, a metà tra oggetto d’arte e prodotto editoriale in edizione limitata.
Nello specifico, il nostro scopo è quello di creare una sorta di “preview cartacea” dei vari lavori concepiti e presentati sul magazine dagli artisti, al fine di proporre una rivista unica da collezione, con dei progetti inediti e curati, di cui esistono materialmente anche le rispettive opere originali».
ŏpĕra 01: Elisa Bertaglia, Lavinia Cestrone, Federica Gonnelli, Matteo Messori, Nicholas Perra e Marco Rossetti.
ŏpĕra 02: Gisella Chaudry, Cristina Cusani, Stefan Milosavljevic, Miriam Montani, Rachele Moscatelli, Luca Petti.
ŏpĕra 03: Nausica Barletta, Alessandro Costanzo, DAMP, Maddalena Granziera, Marta Spagnoli, Vincenzo Zancana.
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