Categorie: Libri ed editoria

READING ROOM

di - 26 Gennaio 2016
Lucidità e provocatorietà sono tratti che contraddistinguono tutti i libri di Mario Perniola. Dopo i volumi dedicati ad aspetti “urgenti” dell’arte, come L’Arte e la sua Ombra (2000), Contro la comunicazione (2004), Miracoli e traumi della comunicazione (2009) è ora la volta di L’Arte Espansa, uscito recentemente per i tipi di Einaudi, un libro destinato a sollevare nuove polemiche e dibattito.
Qual è l’obiettivo comune a questi scritti? Segnalare il malessere in cui versa l’arte, oggi, per varie cause, e proporre, nel contempo,un modo meno ingenuo di accostarvisi, grazie alla cognizione di come essa sia anche il frutto di una complessa costruzione “a tavolino”.
Le cause sono principalmente due: la nuova piega presa dal mercato artistico e la comunicazione. La prima entra in gioco in modo iniquo, non solo per la diversa forza della moneta da stato a stato, ma anche con l’intenzione di inflazionare un mercato che traduce inevitabilmente in merce ogni prodotto artistico. La seconda si somma alla prima invadendo ogni momento del nostro vivere con modalità opposte a quelle utili alla conoscenza, cancellando, anzi, e contraffacendone i principi sino a omologarli completamente.
Lo si sapeva? In parte. Lo sguardo di Perniola è scarno e impietoso nell’attenersi ai dati, ironico-divertito nel cogliere l’ineffabile paradossalità delle situazioni, poi di nuovo accorto, nel raccogliere ciò che dalle premesse s’iscrive in un “prodotto”, con l’intenzione – all inclusive – di analizzare il fenomeno, facendogli posto in un nuovo range, categoria o sfumatura artistica, dentro una realtà che scorre e chiede continui aggiornamenti.

Certo, agli amanti dell’aura e a molti artisti, questa “messa a nudo”, può dare fastidio, ma le spine hanno una funzione necessaria, anche perché non sottopongono mai a criteri ultimativi – lecito-illecito, buono-cattivo – il fenomeno artistico, ma metabolizzano semmai le situazioni, che è proprio inutile proporsi di modificare, se non se ne conoscono precisamente i termini.
Piaccia o no, lo scenario in cui si dibatte l’arte nel XXI secolo è questo ed è ormai venuto il momento di aprire interamente gli occhi.
L’Arte Espansa, riprendendo nel titolo il termine utilizzato da Gene
Youngblood per il cinema degli anni ’70, Expanded Cinema, parte da un’analisi dettagliata dell’influenza svolta dalla Saatchi Gallery (nata nel 1985 a Londra) nell’evoluzione del mercato artistico mondiale e il ruolo avuto, come nei casi di speculazione finanziaria, sulla strategica destabilizzazione del mercato artistico a profitto del proprio monopolio.
La Saatchi & Saatchi (oggi multinazionale del Publicis Groupe) Società Pubblicitaria divenuta determinante persino per le campagne elettorali di Margareth Thatcher, una volta assunto il ruolo anche di galleria, raggiunse facilmente lo strapotere dovuto al congiungersi di mercato e comunicazione. Nel giro di pochi anni, come sappiamo, ha inflazionato il mercato artistico, con la complicità di critici arruolati all’uopo, mettendo in campo una tale quantità di artisti di tutto il mondo, sconosciuti al pubblico e al mercato dell’arte, da cancellare completamente gli altri, iniziando, dal 2000, a reclutarli persino online.

Perniola passa, poi, a esaminare il ruolo cruciale della Biennale di Venezia curata da Massimiliano Gioni, nel 2013, nel cambiare “il paradigma di ciò che è stato considerato finora come arte”. L’estensione con cui il curatore raccolse, invece che dalle gallerie d’arte contemporanea – dunque dal mercato vigente, com’era abituale – dalle maggiori Fondazioni e Musei Americani, le declinazioni più estreme di lavori “ai margini” (fringe) dell’arte consapevolmente svolta come magistero ha talmente allargato i confini dell’arte, secondo Perniola, da far vacillare qualsiasi classificazione preesistente, costringendo a ripensare non tanto le poetiche, quanto le teorie. «Le strategie artistiche devono lasciare il posto alle strategie teoriche», scrive Perniola e non si può che essere d’accordo, ma nella seconda parte del suo acuto pamphlet, fa uso del paradosso invece che di pura teoria, con tre mosse da giocatore di scacchi: Gli psicopatici non sono artisti; Solo gli psicopatici possono essere artisti; Gli psicopatici sono un particolare tipo di artisti, volte a mettere in stallo la posizione dell’arte attuale, con tre asserzioni ugualmente veritiere, lanciando al mondo dell’arte un’ultima sfida.
È una provocazione da raccogliere, il libello di Perniola cade in un momento di rimessa in gioco di molti problemi riguardanti il rapporto tra le sfere istituzionali dell’arte, l’artista e i suoi promotori – incluso il mercato – su cui con apposite leggi è necessario ormai fare chiarezza. La tre giorni del Forum di Prato del settembre scorso ha dato un contributo positivo in questo senso. Le condizioni dell’arte italiana,benché essa partecipi della scena internazionale, brillano per l’assenza di strategie, di supporti e di una politica culturale. Ci si affida ancora a ciò che resta di una vitalità creativa tipicamente italiana, ma è giusto cominciare a chiedersi: quanto potrà durare ?
Nel 2009, Perniola chiudeva una sua intervista con la frase: «Una Terza guerra mondiale non è scoppiata e siamo ancora qui ad analizzare il declino della civiltà», ora la situazione è radicalmente cambiata, le ultime vestigia di civiltà consolidate rischiano, infatti, di essere per sempre annientate.
Giovanna Dalla Chiesa

L’arte espansa
autore: Mario Perniola
editore: Einaudi, Vele
Anno di pubblicazione: 2015
pagine: 112
prezzo: 11,00 euro
ISBN 9788806226510

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  • queste stesse riflessioni nacquero sul blog whitehouse liberamente nel 2009, ma il mio lavoro venne e viene spesso ignorato, perché i primo problema - che perniola non considera - è la platea. Come anche a Prato tutte queste riflessioni sono rivolte agli addetti ai lavori in un circolo autoreferenziale che sembra quello degli scacchi. Quindi si tratta di individuare un nuovo valore condiviso dell'arte, se no seppelliamo l'arte. A prato il malato che non voleva vedere ha visto, ma per passare dalle parole ai fatti la strada sembra ancora lunga. Suggerisco questo testo su perniola e non solo: https://www.alfabeta2.it/2015/12/21/per-una-critica-etica/

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