Gabriel Naudé, uno dei più importanti intellettuali libertini francesi, vissuto a Roma negli anni ’30 del Seicento, sosteneva che “L’Italia è piena di libertini e di atei”. È dunque possibile rintracciare nelle arti figurative un riflesso del pensiero scientifico e filosofico che animava questi circoli culturali che si professavano liberi da pregiudizi?
Naturalmente in un’epoca di dissimulazione, la contrapposizione tra cultura ufficiale e dissenso avviene su un terreno scivoloso, pieno di inciampi, contraddizioni e depistaggi. Un fatto comprensibile, del resto, se si pensa che il Seicento si apre con il rogo di Giordano Bruno (1600) e prosegue con la condanna al silenzio di Galileo Galilei (1633). Filosofi e scienziati erano quindi consapevoli dei rischi che correvano, eppure il dibattito filosofico e la ricerca scientifica non si arrestano, anche se i liberi pensatori, precursori degli Illuministi, dovevano comunque celare le proprie idee per non incorrere nell’Inquisizione. Le immagini, tuttavia, proprio per il loro carattere ambiguo, aperto a svariate interpretazioni, erano meno soggette alla censura dei testi scritti, e perciò divennero un modo per professare idee antidogmatiche ed eterodosse.
Proprio a tale spinosa questione è dedicato l’avvincente volume di Dalma Frascarelli intitolato L’arte del dissenso. Pittura e libertinismi nell’Italia del Seicento (Einaudi). Un libro raro, in grado di offrire una nuova, convincente, chiave interpretativa per comprendere alcuni aspetti della produzione pittorica del XVII secolo, finora poco indagati o fraintesi. Attraverso un’analisi rigorosa che intreccia fonti documentarie, letterarie e visive l’autrice, fine studiosa di storia del collezionismo e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, rivela l’esistenza di un “altro” Seicento. La diffusione di certi temi iconografici nell’arte del XVII secolo trova, infatti, una spiegazione più convincente alla luce del pensiero anticonformista (in tal senso sono stati pionieristici gli studi di Luigi Salerno e Oreste Ferrari), piuttosto che all’interno della cultura ufficiale responsabile, invece, da un lato della nascita del barocco e dall’altro della ricerca di un bello ideale. Tra questi soggetti “curiosi” emergono i ritratti di alcuni filosofi “outsider” (Democrito, Eraclito, Diogene) rappresentati con le vesti stracciate e le unghie sporche; le scene che celebrano la morte eroica dei saggi dell’antichità (Seneca, Socrate, Catone), un fatto singolare dato che il suicidio era ormai considerato un peccato mortale; la raffigurazione della maga Circe; l’allegoria della Fortuna; la pittura animalista e i quadri sguaiati dei bamboccianti, raffiguranti banditi, accattoni e, come scrisse Salvator Rosa, perfino “un che piscia, un che caca”.
Mediante una puntuale ricostruzione del contesto culturale nel quale operano collezionisti e artisti, da Caroselli a Guercino, da Rubens a Grechetto allo stesso Rosa, Dalma Frascarelli individua alcuni temi e generi che appaiono sintomatici di una “pittura del dissenso”. Così, per esempio, i dipinti raffiguranti Diogene, Democrito, Eraclito o Seneca, riflettono quella “libertà nel filosofare” rivendicata allora da tanti intellettuali. Il successo della pittura di animali trova invece una spiegazione nel gusto barocco, ma questi dipinti sono anche la spia di un pensiero di matrice libertina che attraverso gli animali manifestava la propria distanza dall’antropocentrismo.
Infine varrà la pena notare che questo studio mostra in modo esemplare come la storia dell’arte, se intesa in senso globale e non meramente formale, sia uno strumento fondamentale per ricostruire la cultura di un’epoca e allargare gli orizzonti della ricerca.
Flavia Matitti
Titolo: L’arte del dissenso. Pittura e libertinismi nell’Italia del Seicento
Autore: Dalma Frascarelli
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2016
Prezzo: Euro 28
Nata a Amsterdam nel 1964, è storica dell’arte e giornalista. Vive e lavora a Roma, dove insegna Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti. E’ autrice di saggi che spaziano dal Barocco romano all’arte contemporanea, dall’iconografia alla storia delle mostre, con una predilezione per i rapporti dell’arte con la letteratura, la fotografia e l’esoterismo. Tra i suoi libri più recenti: la raccolta di scritti di Fausto Pirandello, Riflessioni sull’arte, curata con Claudia Gian Ferrari (Abscondita, Milano 2008); Fausto Pirandello. Gli anni di Parigi 1928-1930 (Artemide, Roma 2009); e, con Gerd Roos, «Londra d’estate è quanto mai metafisica». Giorgio de Chirico e la galleria Alex. Reid & Lefevre. Un carteggio inedito 1937-1939, (Scalpendi Editore, Milano 2012). In occasione di «Mantova Capitale Italiana della Cultura 2016» e poi di «Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017» ha curato la mostra Artiste al lavoro. Il lavoro delle donne. Capolavori dalle Raccolte d’arte della Cgil (Mantova, Palazzo della Ragione e Pistoia «La Cattedrale», ex Breda; i cataloghi sono curati con Patrizia Lazoi).