Categorie: Libri ed editoria

READING ROOM | I nuovi orizzonti della modernità

di - 15 Marzo 2013
«In un tempo in cui i fenomeni artistici si moltiplicano di pari passo con l’informazione che proviene all’istante dai quattro angoli del globo, diventa sempre più difficile organizzare la gran massa di notizie nel tentativo di comprenderla e magari avanzare proposte efficaci per il futuro». Specie se il futuro si presenta, per dirla con Vilélm Flusser, sempre più “soft”, “nebuloso”, “spettrale”. Legato ad un territorio ubiquo che, se da una parte espone i “miracoli” della comunicazione, dall’altra, viceversa, mostra i “traumi” di una situazione complessa (Perniola). Legata, questa, ad un “collasso” – oggi davvero insostenibile – del pensiero critico (Trimarco). Alla devitalizzazione e alla anestetizzazione della mente umana. A quella che Gillo Dorfles ha definito essere la morte dell’autenticità e, naturalmente, il trionfo del conformismo.

La riflessione proposta da Francesca Alix Nicoli in un suo recente volume schiude un programma di recupero della modernità (non dimentichiamo che l’atmosfera che determina la modernità è quella tesa a “costruire il nuovo”, i “progetti” e i “destini” dell’arte e dell’umanità, ha suggerito per tempo Giulio Carlo Argan) per far fronte ad un paesaggio contemporaneo che inquieta. Difatti, con Giù le mani dalla modernità, l’autrice costruisce una linea fitta di argomenti che, sotto il segno di figure luminose – tra queste sfilano i nomi di Aristotele, Nietzsche, Heidegger, Sartre, Adorno, Deleuze, Jünger – mira a riconsiderare la creatività umana come spazio d’azione, come terreno fertile per far risorgere i fiori della libertà, come paese chiaro per far rinascere i diritti e i doveri di ogni singolo cittadino planetario. Fino a spingersi tra i paesaggi ardenti in un dibattito, oggi quantomai possente, sul ritorno della critica, «del diritto inalienabile e sacrosanto all’esercizio della critica», più precisamente. E non solo della critica d’arte, ma anche e soprattutto del pensiero critico. Di quello che ho definito essere luogo necessario a stabilire un nuovo contatto con la realtà.
I nuovi orizzonti della modernità proposti da Francesca Alix Nicoli presentano, allora, un programma luminoso che evidenzia l’importanza di «uscire dalle esperienze pre-confezionate e pre-digerite che inducono il modello televisivo, internet e i giornali». Perché «l’uomo può e deve tornare a toccare con mano» le cose del mondo, deve allontanarsi dai “factoid” (Mailer) o dagli “pseudoeventi” (Dorfles), deve «sfuggire alla pigrizia dell’etero-direzione», deve «ricominciare a farsi da sé un proprio punto di vista, singolare e personale». Deve ritornare – è ancora Dorfles a dirlo – al “manuale” che, assieme al “mentale”, costituisce un contatto (un contratto) fondamentale con il corpo. Con il proprio corpo e con quello della specie.
Titolo: Giù le mani dalla modernità
Autore: Francesca Alix Nicoli
Editore: Edizioni Mimesis, Collana Eterotopie
Anno di pubblicazione: 2013
ISBN: 978-88-5751-219-9
Pagine: 249
Prezzo: euro 24
@https://twitter.com/antonellotolve?lang=it

Nato a Melfi nel 1977, è critico d’arte e curatore indipendente, e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata. Ha conseguito il Ph.D all’Università di Salerno ed è stato visiting professor in diverse università. Tra i suoi libri ABOrigine (2012), Esposizione dell’esposizione (2013), Ubiquità (2013) e La linea socratica dell’arte contemporanea (2016).

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