Il forte rinnovamento economico e politico che si è manifestato intorno all’anno Mille ha completamente modificato strutture sociali che si erano sedimentate lentamente dopo la caduta dell’Impero Romano: il possente incremento demografico, unito alla conseguente ritrovata stabilità militare e politica, hanno dato origine ad una complessiva rinascita europea che ha naturalmente investito anche le arti figurative. Il fulcro di questa rinascita va sicuramente identificato nel ruolo centrale giocato dal Sacro Romano Impero, che sotto la dinastia degli Ottoni ritrovò la medesima unità di intenti avuta nel periodo carolingio; in particolare la data del 955 d.C., con la sconfitta definitiva delle orde degli Ungari avvenuta a Lech per mano di Ottone I, rimane uno spartiacque che divide definitivamente il periodo dei cosiddetti “secoli bui” (alto medioevo) dalla rinascita del mondo basso medievale.
E’ dunque del tutto naturale che questo clima di rinnovamento si ripercuotesse anche sul versante artistico: la committenza ottoniana si fece sempre più esigente e raffinata affiancata dall’altra componente fondamentale del mondo medievale, la chiesa cattolica, anch’essa attenta al grande ruolo rivestito dalle arti figurative nel cattolicesimo. E’ quindi con piacere che diamo spazio ad un saggio agile ed approfondito di Liana Castelfranchi Vegas edito dalla Jaca Book, che, finalmente, focalizza l’attenzione su questo particolare momento storico figurativo che in Italia è sempre stato abbastanza trascurato dagli studi di settore attratti da altri versanti artistici: questa parziale lacuna appare del tutto incomprensibile poiché proprio in Italia e, in particolare in Lombardia, operavano alcune delle maestranze più importanti del mondo ottoniano. La Castelfranchi Vegas, vera autorità in materia, analizza tutti gli scenari artistici tra il IX e il X secolo, ponendo particolare attenzione alle cosiddette arti minori (termine quanto mai improprio): “non si sottolineerà mai abbastanza la grande vitalità di quest’arte, benché dissimulata da uno stile elaboratissimo, quasi cifrato, che ha la sua maggior gloria nel grandioso patrimonio rappresentato dalle arti minori – codici miniati, avori, oreficerie: in questi campi l’arte attorno all’anno Mille ha prodotto alcuni dei maggiori capolavori di tutti i tempi.” (Castelfranchi Vegas). Dunque una poetica artistica che identifica nell’oggetto la vera espressione poetica e simbolica di un mondo raffinato e prezioso. Centro vitale di questa straordinaria stagione, oltre alla abbazia di Reichenau e alle diocesi di Treviri e Hildesheim, fu proprio la Lombardia Ottoniana (che aveva confini decisamente superiori alla attuale regione); in particolare la figura di Ariberto di Intimiano, vescovo di Milano, appare davvero fondamentale per comprendere appieno l’arte attorno al Mille. La Castelfranchi Vegas identifica infine, nella originale unione tra la poetica carolingia, la tradizione bizantina e quella tardo antica il vero nucleo dal quale si sviluppa in modo sorprendente l’arte degli Ottoni, una delle espressioni culturali più alte della storia dell’Occidente.
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