Arte: drammaturga, scrittrice, attrice e sceneggiatrice francese/iraniana, Yasmina Reza compone questa “crudele” sceneggiatura, questa commedia teatrale alla fine degli anni ottanta, pubblicata da Adelphi solo nel 2018.
Le pagine di questo libro, che altro non sono che un copione, sono profonde, pungenti, feroci e coniugano il ritratto amaro della società fatta di finzioni, utilizzando l’arte, e in particolare una tela del maestro Antrios, come pretesto per mettere in discussione l’amicizia dei tre protagonisti, Serge, Marc e Yvan, la loro differente visione della società e non solo. Facendo riferimento alla scenografia: <<Non cambia niente, tranne il dipinto appeso alla parete>>. Frase emblematica e rappresentativa di come si evolverà e su cosa si incentrerà il tutto.
La seconda, il primo personaggio Marc entra da solo in scena e introduce, invece, l’incipit di tutto: <<Il mio amico Serge ha comprato un quadro. Èuna tela di circa un metro e sessanta per un metro e venti, dipinta di bianco. Il fondo è bianco, e strizzando gli occhi si possono intravedere delle sottili filettature diagonali, bianche. Il mio amico Serge è mio amico da molto tempo. È uno che ha fatto strada, è dermatologo, e ama l’arte>>. Serge, appassionato di arte contemporanea, improvvisamente, in modo quasi grottesco, si considera un <<collezionista>>, entra a far parte del Gotha degli appassionati d’arte, sostiene di aver sempre avuto <<questa strana mania di bazzicare le gallerie, un topo di mostre d’arte>>. Ma Serge ha fatto qualcosa di grave acquistando questo dipinto: un dipinto bianco, con fondo bianco, ma anche con una gradazione di grigi e persino del rosso. Questo è ciò che vede Serge. Marc lo vede semplicemente bianco, e questo forse è già il suo limite. Yvan invece vede che il bianco non è semplicemente bianco. È un bianco per cui Serge ha speso duecentomila franchi. Tutto ciò scandalizzerà, turberà Marc e lascerà indifferente Yvan, presentando cosi già una prima contrapposizione di visioni.
Cosa emerge da queste pagine? Un insieme superlativo di ironia e consapevolezza sulla complessità dei rapporti umani, del dialogo e della comunicazione e al tempo stesso un piccolo capolavoro che bisogna regalare o far leggere a tutti coloro che quando vedono opere d’arte hanno la presunzione di dire cosa è e cosa non è arte, uno psicodramma che si traveste di una conversazione sul significato dell’arte. In questa commedia dal gusto amaro, noi da chi siamo rappresentati? Da Serge, Marc o Yvan? Cosa avremmo visto noi in questo dipinto di Antrios?
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