Il nuovo libro di Mariella Guzzoni, Vincent’s Books. Van Gogh and the writers who inspired him, mostra una ricerca inedita e dettagliata su tutti i libri che l’artista ha letto, raccontando come questi abbiano lasciato il segno nelle sue opere.
Sappiamo tutti che Van Gogh non era affatto una persona comune. Non riusciva a integrarsi nonostante il suo ardente bisogno di trovare affetti stabili e sicuri. Non riusciva ad adattarsi, assumeva sempre un’aria malinconica, persa in chissà quali pensieri. Non ha avuto sempre le idee chiare su che cosa fare della propria vita, era continuamente spinto alla ricerca del senso profondo dell’esistenza. Fallì spesso prima di diventare il grande genio della pittura che conosciamo. Non riuscì a mantenere la cattedra di professore in Inghilterra, non completò gli studi di teologia all’università e abbandonà presto la vocazione di volontario evangelista tra i minatori del Borinage.
A soli 26 anni era una persona tormentata ma convinta di avere uno scopo in questa vita che andava solo trovato: «Il mio tormento non è altro che questo: in che cosa potrò riuscire, non potrei servire o riuscire utile a qualcosa!», scriveva nelle lettere a Theo. Da questo momento riprende la matita in mano e si votò all’arte esercitandosi prima a casa e trasferendosi poi ad Anversa. I suoi strazi non si fermeranno certamente adesso ma almeno una cosa era diventata chiara: il percorso da seguire e per il quale sarà ricordato.
Il libro di Mariella Guzzoni fa luce proprio sugli strumenti che hanno accompagnato Van Gogh nel suo percorso, indagandone principalmente uno: la lettura. Dai suoi studi è emerso che Van Gogh era una sorta di intellettuale. Sembra che conoscesse più lingue che lo aiutarono a leggere gli originali di Dickens, Carlyle, Flaubert, Balzac, Maupassant e Zola. Lesse anche le poesie di John Keats, in inglese ovviamente.
Dickens in particolare assunse presto il posto d’onore all’interno della sua libreria. Van Gogh consumò i volumi dell’autore inglese prestando attenzione non solo alle parole ma anche alle illustrazioni spesso affascinanti e stravaganti che vi trovava all’interno. Il suo interesse fu anche attirato dalle riviste settimanali illustrate dell’epoca che trattavano per lo più tematiche sociali. Tra queste pagine trovava spesso storie vere di umanità, storie scioccanti di povertà e questioni di moralità che lo toccarono da vicino (si ricordi il suo tentativo di diventare un evangelista). Questo è anche il motivo per il quale si avvicinò particolarmente a Zola, sempre pronto a utilizzare il suo impetuoso naturalismo per mettere a nudo la Parigi del tempo.
Insomma, i libri furono per il pittore olandese un vero nettare dal quale seppe trarre una visione del mondo sempre lucida e distaccata, una lezione di vita fondamentale, una lente sull’oggettività dei fatti e, di conseguenza, ispirazione fondamentale per le sue opere.
Il nuovo volume di Mariella Guzzoni, Vincent’s Books. Van Gogh and the writers who inspiredhim, è edito da Thames & Hudson e costa 29 euro.
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