Con Spazio Urbano – Progetti, Paesaggi, Visioni il Palazzo Bice Piacentini di San Benedetto del Tronto rinnova l’invito a visitare le sue ampie sale abitate per l’occasione dai lavori di dodici giovani artisti.
La mostra, curata da Gloria Gradassi, trasferisce lo spettatore in una dimensione architettonica modellata, proposta e vissuta come esperienza estetica, come “mondo visitabile e visibile” reso maestoso ai nostri occhi dalle opere presentate: pittura, scultura, fotografia, installazioni che viaggiano tra limite architettonico e libertà, racconto e finzione, sottrazioni materiche e bilanciamenti cromatici.
Palazzi altissimi percorsi da raggi luminosi e solcati da triangoli d’ombra, intrecci e sovrapposizioni di lame di luce a formare trame di vissuto, di spazio pensato e riprodotto per essere abitato ma percorso da potentissimi obiettivi che ne traggono tutto l’inquietante potere comunicativo. E’ il caso di Luca Suelzu, che propone degli oli su tela particolarmente interessanti sia per la scelta delle inquadrature sia per il
Particolari urbani che solitamente passano inosservati, improvvisamente ritrovano la loro anima vibranti come corde di strumenti musicali, fermati dagli scatti dell’artista: il lavoro di Giuseppe Restano è giocato principalmente sulla qualità spaziale della superficie pittorica e sulle possibilità che ad essa sono date.
Pennellate coinvolgenti come rumori metallici nell’aria, come graffi su una superficie, ma inseriti in una pittura silenziosa e ovattata. Giacomo Costa e le sue Megalopoli prolungano sul nostro corpo coltri di metallo e cemento, ci portano in una situazione di irrealtà cinematografica che si nutre delle assenze che la permeano.
Una mostra che dà il via ad una riflessione sull’attuale condizione del tessuto urbano e delle sue possibili evoluzioni, di pari passo con una società continuamente in espansione e un’architettura solitamente in dialogo con essa. Daniele Bacci mette in scena la relazione architettura-individuo attraverso la rappresentazione di figure geometriche compatte ed impenetrabili dai colori cupi, figlie di una riflessione sulla natura dell’individuo, dell’aspirazione dell’essere umano alla libertà e all’espressione. Una mostra che parla, attraverso approcci chiaramente soggettivi, delle complessità e delle problematiche insite nel quotidiano individuale e propone possibili linee risolutive,
Andrea Chiesi attraverso una suggestiva pittura bicromatica ed essenziale, ci porta nella realtà dei cantieri, delle fabbriche, dei luoghi abbandonati dalla collettività. Dall’arte all’architettura dunque, dove ritroviamo gli affascinanti progetti di Enzo Eusebi , ingegnere ed architetto che espone strutture per parco-giochi, vere e proprie realizzazioni e riadattamenti urbani dagli anni ’90 ad oggi.
katia d’angelo
mostra visitata il 5 luglio 2003
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