Oltre 650 lotti, sei sessioni di vendita, senza limiti tra Arte Antica, Moderna e Contemporanea. Quando: da martedì 23 a giovedì 25 maggio. Dove: nella sede fiorentina di Gonnelli Casa d’Aste, in via Fra’ Giovanni Angelico 49. Da una ricca selezione di mappe storiche e vedute ai maestri dal XVI al XVIII secolo – con larga rappresentanza della scuola italiana ed esemplari di scuola tedesca, olandese e fiamminga. E poi disegni, dipinti e sculture moderne e contemporanee, con un bel focus su Liberty, Art Nouveau e Art Decò, dritti e diretti fino ai grandi nomi della Street Art. Vi presentiamo qui quattro lotti curiosi della selezione e alcuni dettagli del catalogo di Gonnelli.
«[…] Il tema della Madonna col Bambino con la presenza del gatto ricorre nella pittura lombarda a iniziare da alcuni studi di Leonardo databili agli anni 1478-1481 circa (si vedano i disegni al British Museum inv. 1856,0621.1, inv. 1860,0616.98, e inv. 1857,0110.1) per una Madonna del gatto pare mai realizzata. Altri esempi di soggetto affine sono presenti in autori di scuola lombarda: a Vigevano, nella chiesa della Madonna della Neve, si conserva un affresco con la Madonna fra san Sebastiano e san Rocco in cui si vede il Bambino in braccio alla Madonna mentre sta giocando con un gattino; in una Madonna col Bambino attribuita a Giovanni Martino Spanzotti, conservata al Philadelphia Museum of Art (inv. 242), databile al 1475 un gatto è raffigurato mentre mira il cardellino che Gesù Bambino tiene con una cordicella sottile; nella Madonna col Bambino e un gatto attribuita al Maestro della Pala Sforzesca (The Walters Art Museum, Baltimora, inv. 37.455) o alla sua cerchia, invece il gatto viene tenuto al guinzaglio dal Bambino. La presenza del gatto sarebbe da riferire a una scrittura apocrifa secondo cui una gatta partorì nella mangiatoia in cui venne deposto Gesù contribuendo poi a scaldare i suoi piedini adagiandosi su di lui. Infine una tavola, alla Pinacoteca di Brera variamente assegnata alla cerchia di Leonardo, raffigura una Madonna col Bambino e l’agnellino (inv. 1162), dove all’esame radiografico è emerso che in precedenza al posto dell’agnello era raffigurato un gatto, l’animale è di fatto in una posa tipica da felino con la grossa coda in evidenza».
«Matita, china e china diluita su carta. 235×205 mm. […] Dal 1941 al 1945 Depero si rifugiò nel paese alpino di Serrada, per sfuggire ai bombardamenti alleati che sempre più frequentemente colpivano la Valle dell’Adige. Lassù, nella quiete alpestre, disegnò moltissimo, il più delle volte “dal vero”. Disegnò casolari ed i personaggi del luogo. Uno dei temi ricorrenti fu quello degli anonimi di paese: a volte tre, a volte quattro; a volte a figura intera, vicino ad un lampione, altre a mezza figura, come in questo caso. Quanto ai personaggi… quello di destra potrebbe essere lo stesso Depero».
«Mark Tobey nel 1925 intraprese un viaggio che durerà 5 anni, in cui s’interessò alla scrittura araba e persiana. Questo viaggio ebbe una forte influenza nella realizzazione dei suoi dipinti, in cui sperimentò una nuova tecnica caratterizzata da un intreccio di linee bianche, detta “scrittura bianca”, uno stile che prevedeva la copertura del dipinto con strati di bianco, simile alla tecnica di Pollock. Nel 1940 e nel 1946 realizzò due mostre personali al Club of Chicago e nel 1944 espose i dipinti della “Scrittura Bianca” alla Willard Gallery di New York. Tobey presentò una mostra personale alla Galerie Jeanne di Parigi e ben presto la critica americana lo riconobbe come uno dei precursori dell’Espressionismo Astratto Americano. Nel 1956 vinse il Premio Internazionale Guggenheim. Negli anni ’60 Tobey ottenne il Premio Pittura Città di Venezia alla Biennale di Venezia e successivamente tenne una mostra personale al Museè des Arts Dècoratifs». L’opera verrà pubblicata nel catalogo ragionato in fase di redazione.
«Il tema dei migranti è molto caro all’artista inglese; oltre ad aver donato alcune strutture provenienti da Dismaland al centro di accoglienza migranti di Calais, nel 2019 il suo bambino migrante è comparso, la notte tra l’8 e il 9 maggio, a Campo San Pantalon a Venezia, durante la Biennale».
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