Categorie: Mercato

Dopo la banana: si alza il sipario su Art Basel Miami Beach 2024

di - 3 Dicembre 2024

Si alza il sipario su Art Basel Miami Beach 2024. La sorella glitterata, eccentrica, a tratti kitsch di casa Art Basel apre i battenti ad addetti ai lavori e super vip il 4 dicembre, poi il 6 al grande pubblico, fino a domenica 8. Le protagoniste assolute: 286 gallerie da oltre 35 Paesi, con quasi due terzi degli espositori che provengono dall’America – senza limiti tra gallerie giovani, di medie dimensioni e titani blue-chip. Con un dato che salta subito all’occhio: sono ben 34 le new-entries stavolta, vale a dire il maggior numero di “nuovi arrivati” ​​della fiera dal lontano 2008. E chissà che anche quest’edizione non maturi qualche frutto della discordia dell’arte contemporanea – vedi alla voce: banana di Cattelan, Art Basel Miami Beach 2019, mangiata, osannata, bistrattata, venduta per oltre un milione, poi mangiata di nuovo. Ma questa è un’altra storia.

«Abbiamo un elenco eccezionale di gallerie che partecipano al nostro show di Miami Beach quest’anno, provengono da tutti gli angoli delle Americhe, dell’Europa e dell’Asia», rivela Bridget Finn, neo-direttrice di Art Basel Miami Beach. «Le proposte in Nova, Positions e Survey sono di qualità e ambizione eccezionali, ed è chiaro che le gallerie del settore principale non si tireranno indietro, portando il meglio del meglio a questa fiera importantissima nel principale mercato dell’arte al mondo».

Bridget Finn, Director, Art Basel Miami Beach. Courtesy of Art Basel

Ed eccole tutte pronte, schierate, infiocchettate: sono 25 le gallerie che entrano per la prima volta nella sezione più altisonante di Art Basel, Galleries, per un totale impressionante di oltre 220 stand – più di Parigi e di Hong Kong, poco meno della regina madre Basilea. Ad attrarle, senz’altro, l’agevolazione del minimum-size booth (un nuovo spazio di dimensioni minime, quindi più accessibile), nonché il già conclamato stand in condivisione, che debuttava ad Art Basel nel 2019, l’anno della banana d’oro. Non solo: le gallerie beneficiano di uno sliding scale pricing system, leggi: più sei grande, più paghi al metro quadro. Fair enough. «Era incredibilmente importante», spiega Finn, «che ritagliassimo un percorso più equo per la partecipazione delle gallerie di piccole e medie dimensioni che entrano nel settore principale, e la prova è nello straordinario numero di nuovi arrivati ​​che si uniscono a questa edizione».

Infradito ai piedi, aerei privati nel cielo, very important people e super collectors tra gli stand. Tutto nella norma, ad ABMB 2024. Si parte dal settore Galleries, inclusi ovviamente i colossi blue-chip. Che sfilano dal cappello nomi altrettanto blasonati dell’art-system internazionale: da Elizabeth Peyton a Alice Neel, da Robert Ryman a Yayoi Kusama nel booth di Zwirner; i nuovi artisti della scuderia di Pace – vedi Alejandro Piñeiro Bello e Li Hei Di – che dialogano con master figures of the past century del calibro di Ellsworth Kelly, Agnes Martin, Joan Mitchell, Claes Oldenburg e Wayne Thiebaud. Rispondono all’appello anche diversi nomi italiani, tra cui Alfonso Artiaco, Lia Rumma e i giganti Galleria Continua e MASSIMODECARLO. Tutti presenti all’ultimo grande appuntamento fieristico dell’anno di grazia 2024, quasi una prova del nove dopo le evidenze di crisi, di reticenza dei collezionisti, di tentativi estremi di attrarli con opere uniche, rarissime, eccezionali davvero, al di là di speculazioni e di trend.

Joseph Kosuth, #II49. (On Color_Multi #9), 1991. Neon mounted directly on the wall, 8.5 x 393.8 cm. Courtesy of Mazzoleni, London-Torino

A proposito di rappresentanti nostrani: in occasione di Art Basel Miami Beach 2024, Mazzoleni – con sedi tra Torino e Londra – presenta il progetto Visual Lexicon: Il Linguaggio dell’Arte, che include opere di Carla Accardi, Alighiero Boetti, Lucio Fontana, Alex Katz, John Baldessari, Mel Bochner, Joseph Kosuth, Salvo e Marinella Senatore. «La presentazione esplora come i confini delle convenzioni linguistiche tradizionali e dellarappresentazione visiva siano ridefiniti tra gli artisti di diverse generazioni, invitando il pubblico a decodificare forme, gesti, segni e parole, e a confrontarsi con il linguaggio dell’arte come riflesso dell’espressione umana». Ancora e ancora. Scopriamo la Gallery Wendi Norris di San Francisco tra le new-entry assolute della fiera, mette in mostra (e in vendita, ça va sans dire) i lavori dell’artista di origine cubana María Magdalena Campos-Pons, perfettamente in dialogo con rari dipinti della surrealista Remedios Varo. Mentre c’è Julien Creuzet tra i nomi di punta di Mendes Wood DM, ancora fresco dell’ala benedicente della Biennale Arte di Pedrosa -rappresentava la Francia con la sua installazione nei Giardini, poliedrica fin dal titolo, Attila cataracte ta source aux pieds des pitons verts finira dans la grande mer gouffre bleu nous nous noyâmes dans les larmes marées de la lune. Nello stesso stand, Paulo Nimer Pjota svela ad Art Basel Miami Beach la sua produzione più recente, «approfondendo i temi della memoria e della nostalgia e attingendo a schizzi e semiologia influenzati dalla cultura pop, dalla mitologia greca e dall’arte precolombiana».

Paulo Nimer Pjota, Ela e eu, 2024.Courtesy of the artist and Mendes Wood DM, São Paulo, Brussels, Paris, New York. Photo credit: Gui Gomes

Sguardo agli altri settori della fiera. Come Nova, che mette in mostra le gallerie più giovani presentando opere create negli ultimi tre anni. Perfettamente in linea con l’ultimo report di Art Basel e UBS, che registrava il 52% degli HNWI che hanno investito in artisti giovani (27%) ed emergenti (26%), il 21% sui mid-career e il 26% sui nomi più consolidati, inclusi i cosiddetti blue-chip. Discorso e riferimento analogo per Positions, la sezione dedicata alle vetrine personali di gallerie e artisti emergenti. Poi c’è Kabinett, con esposizioni tematiche negli spazi degli stand, quasi mostre dentro le mostre, tutte concentrate. E ancora Survey (con 17 gallerie), che presenta proposte curatoriali di opere storicamente rilevanti create prima dell’anno 2000. Gran finale d’impatto, per chiudere in bellezza: è Meridians, con 18 progetti fuori scala che trascendono il tradizionale booth fieristico, come Metal Storm (2024), la nuova scultura in bronzo dell’artista Rachel Feinstein presentata da Gagosian, o ancora Bound Angel (2021), l’immenso tavolo da pranzo ovale di Portia Munson rivestito da abiti da sposa, a portarlo è P-P-O-W (New York). Sarà curato per la prima volta da Yasmil Raymond, curatrice e direttrice uscente di Portikus e rettore della Hochschule für Bildende Künste-Städelschule. Ne riparliamo alla fine della fiera.

Portia Munson, Bound Angel, 2021. Courtesy of Portia Munson and P·P·O·W, New York. Copyright by Portia Munson. Photo by Lance Brewer
Chiachio & Giannone, Detail of La Famille dans la Joyeuse Verdure, 2013-2019. Courtesy of the artist and Ruth Benzacar Galería de Arte

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