Rendering della nuova sede di Phillips a Hong Kong. Courtesy of Phillips
Le stavamo aspettando da quando, nel dicembre 2021, Phillips si inseriva a gamba tesa nell’espansione a Est con l’annuncio di una nuova super sede a Hong Kong (qui). Adesso, oltre un anno e diverse corse alla best offer più tardi, ecco le coordinate ufficiali: 18 marzo, WKCDA Tower, nel distretto culturale di West Kowloon. Così la casa d’aste punta ad «approfondire ulteriormente l’attività nella regione», per usare le parole del CEO Stephen Brooks, «passando da una serie limitata di offerte che si tengono due volte all’anno a un vero e proprio calendario di vendite annuali». In ottima compagnia con Sotheby’s e Christie’s, peraltro, le competitor dal fatturato multimiliardario che scalpitano ai cancelli della città con i loro – altrettanto ambiziosi – piani di conquista orientali.
Conto alla rovescia, poco più di due settimane al gong del via. E già si guarda ai primi appuntamenti live dell’attesissimo colosso targato Mercury Group. Si parte il 30 e il 31 marzo con il meglio dell’arte contemporanea e del XX secolo, si prosegue dal vivo a maggio con gli orologi (di cui Phillips è maestra indiscussa, dopo una serie di acclamate white gloves negli ultimi mesi) e con una selezione di rari gioielli – una risposta più o meno eccentrica al gusto dei collezionisti glocali. Locali e internazionali, nessuno escluso, perfettamente in linea con il trend da una parte all’altra dell’art-system mondiale.
Qualche nome per iniziare: c’è un’iconica Pumpkin di Yayoi Kusama tra i top lot della 20th Century & Contemporary Art Hong Kong Spring Sales, nemmeno un mese dopo la controversa, largamente dibattuta campagna di Louis Vuitton (qui). E nemmeno un anno dopo il maxi record di Kusama, in effetti, che a maggio 2022, proprio da Phillips, raggiungeva il tetto dorato – a pois – di US$ 10,5 milioni (qui la nostra intervista sul rapporto tra artiste e mercato). La stima della nuova impresa? HK$ 40-50 milioni/US$ 5,1-6,4 milioni. «Una delle opere di maggior valore dell’artista mai passate
all’asta», specifica la maison, che devolverà il ricavato al Clarinda Carnegie Art
Museum, negli Stati Uniti.
Non finisce qui. C’è il bis di Kusama, si intitola Infinity Dots (HTI). Un secondo esempio di pois allucinati, stavolta opachi, stratificati, assemblati sotto forma di trittico su larga scala. Al loro debutto all’incanto, per di più, in coda a un’annata d’oro per l’artista giapponese, con il 12° posto della classifica mondiale di Artprice e un fatturato totale di $ 161,8 milioni. Era stata esposta in occasione della mostra Yayoi Kusama: Dots Obsession la tela, alla Roslyn Oxley9 Gallery di Sidney, nel 2005. E ora è pronta a calcare le passerelle più accecanti del mercato asiatico, con una valutazione pre-asta di HK$ 25-30 milioni / US$ 3,2-3,9 milioni.
A proposito di prime volte sul mercato: anche The Road di Matthew Wong fa il suo exploit tra i pesi massimi della vendita marzolina di Phillips, è datato 2018. «Assomiglia a River at Dusk», sottolineano subito dalla casa d’aste, l’occhio chiaramente strizzato alla performance del pittore che nel 2020, sempre da Phillips, raggiungeva la quota record HK$ 37,7 milioni (US$ 4,9 milioni) – oggi scalzata da The Night Watcher, $ 5,9 milioni da Sotheby’s nel 2022. E rincarano la dose: «Le opere di Wong hanno affascinato il pubblico di tutto il mondo per i suoi paesaggi e le sue nature morte oniriche, spesso paragonate alle opere di Vincent Van Gogh, Henri Matisse e Edvard Munch». Il pronostico più roseo: HK$ 24-35 milioni / US$ 3-4,5 milioni.
Tutto pronto per il grande evento di lancio, meno di tre settimane all’avvio. Appuntamento al taglio del nastro allora, al 18 marzo, da Phillips Hong Kong. Negli interni sontuosi – e «aperti» e «flessibili” e «innovativi» – progettati da LAAB Architects. Occhi puntati a Est.
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