Lucio Fontana, Concetto Spaziale, Attese, 1965-66 (dettaglio). Courtesy of Sotheby's
Corso Venezia, Palazzo Serbelloni. Oltre l’installazione colossale di Louis Vuitton, il Pavilion in acciaio che si affaccia, maestoso, tra le arcate bianche dello stesso cortile. C’è anche Sotheby’s tra i protagonisti della Milano Design Week, sfilano uno dopo l’altro giovedì 20 aprile i nomi altisonanti della sua Contemporary Auction. A partire da Lucio Fontana, con quel Concetto spaziale del 1965-66 – quattro tagli in rosso inferti come ferite verticali – che schizza veloce da € 1.2-1.8 milioni fino a € 2.6 milioni. Insieme a un certo nucleo di opere emblematiche dell’artista, tra un Cervo in terracotta smaltata (€ 254.000), una Corrida a tinte rosa (€ 60.960), una Madonna con Bambino (€ 165.000), una selezione eterogenea di (tendenzialmente infiniti) Concetti spaziali.
Non solo. Troviamo Alighiero Boetti tra i top lot della vendita di ieri sera, stavolta con un arazzo davvero inusuale – oltre 400 riquadri sgargianti divisi in sedici quadranti e circondati da righe di testo in farsi. L’opera: Senza Titolo (Nero su bianco e bianco su nero, tra orizzontale e verticale, cinque x cinque venticinque…). Il prezzo finale: € 635.000. Pochi mesi fa, a New York, una sua Mappa monumentale fissava il record a quota $ 8.8 milioni (Sotheby’s 2022). Ed ecco uno dei soggetti più attesi, una Natura morta di Giorgio Morandi, anno 1948, con bottiglie e barattoli silenziosi, «spogliati delle loro etichette, per creare una composizione tenue e contemplativa». Il verdetto della sala: € 1.3 milioni. Ancora uno sguardo indietro: lo scorso novembre, proprio da Sotheby’s Milano, un’altra iconica natura morta fissava a € 3.4 milioni il traguardo italiano per un’opera di Morandi, nonché per la più alta aggiudicazione in Italia per l’arte contemporanea.
«Le aste di Contemporary Art di Sotheby’s a Milano», rivelava prima dell’incanto Marta Giani, Head of Italian Sales, Contemporary Art, Europe, «sono state caratterizzate non solo dalla presenza di opere di giganti dell’arte italiana, ma anche da importanti pezzi di artisti internazionali – sia affermati che astri nascenti – degli ultimi due secoli». Come Max Ernst, che dalla mostra sul Surrealismo alla Collezione Peggy Guggenheim, nel 2022, è approdato a Milano tra le sale di Palazzo Reale, con una retrospettiva conclusa a fine febbraio. Il suo Barbares del 1935, da Sotheby’s, è volato da una stima di € 40.000-60.000 fino a € 158.750. E così una scenografia di Domenico Gnoli, A Spanish Town, a set design model for The Lily of Toledo Ballet del 1957-1958, la stessa che veniva esposta poco più di un anno fa alla Fondazione Prada (€ 72.000). Riverberi, echi, richiami.
Gli ultimi highlights prima del triplice fischio finale. Senz’altro Salvo, le sue opere sono state presentate di recente nel contesto di Art Basel a Hong Kong (€ 120.650); una Superficie bianca decisamente atipica di Enrico Castellani, che inserisce un triangolo sulle forme quadrangolari (€ 533.400). Per finire una bella Struttura policroma di Mirko Basaldella (€ 101.600), una Combustione di Alberto Burri (€ 190.500), Il Tempio in una stanza di Giorgio de Chirico (€ 596.900), Lost and Found di Afro (€ 330.200). Totale della vendita: € 15.4 milioni.
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