Lo spazio è ampio, chiaro e minimalista. Pietro Roccasalva lo ha utilizzato in modo particolare, mettendo in scena quello che si può definire un passaggio dalla “parte più fluida” a quella “più cristallizzata” del fare artistico: partendo da un’animazione digitale (Fisheye, 2003), si passa ad un tableau vivant (Senza titolo, 2004) per arrivare ad un assemblage (Rex, 2004) e per giungere infine di fronte ad un’opera pittorica (Senza titolo). Continua alternanza tra movimento e stasi, il lavoro del giovane artista siciliano si riflette pienamente nella mostra, impostata attraverso questo binomio.
La fissità, ed in qualche modo la persistenza, del video Fisheye (l’immagine è tratta da un precedente lavoro, Giocondità), è mossa dall’alterno scivolare di colori primari sulla superficie metallica; il loop la trasforma in un’immagine in continuo, meccanico movimento, dall’estetica ipnotica.
Il tableau vivant è splendidamente impersonato dall’attore Gianmarco Pozzoli, di volta in volta appoggiato al muro o impegnato a chiaccherare con il pubblico incuriosito: esplicito il rimando al personaggio dell’ascensorista, teso tra Tim Roth (celebre in Four Rooms di Quentin Tarantino) e Karl Rossmann, assoluto ed inquietante protagonista di Amerika (incompiuto romanzo di Franz Kafka). Il viaggio –esistenziale così come migratorio– viene offerto proprio da questo personaggio che, immobile, fa “partire” lo spettatore.
La cristallizzazione aumenta di intensità proseguendo lungo il percorso (i nostri passi seguono il tragitto mentale dell’artista), arrivando a Rex: un forno elettrico dell’omonima marca campeggia statico in mezzo alla sala con i piedini rivolti all’insù: ecco di nuovo il movimento sovvertitore dato dal ribaltamento dell’oggetto.
Infine, ecco il fulcro, il nodo intorno al quale tutto sembra ruotare: l’icona dipinta. In questo pastello su carta si colgono tutti i riferimenti alla storia dell’arte: la classicità, evocata dagli ovali reiterati (Piero della Francesca in primis), e astrattismo, quasi deformante (impossibile scacciare il ricordo di Francis Bacon…).
Il lavoro di Roccasalva si presenta denso di rimandi alla storia ed alla filosofia estetica, strumenti sempre tesi al raggiungimento dell’icona pittorica: “…per Pietro Roccasalva tutti i dispositivi ‘messi in opera’ hanno per fine quello della pittura. Vale a dire che egli si sente e agisce da pittore sia quando dipinge, ma anche quando fa un video, una fotografia, una installazione…” (Giacinto Di Pietrantonio). La profonda stratificazione delle sue opere è certamente specchio del suo complesso e ricco fare artistico, sicuramente difficile da comprendere e da leggere in un primo momento, ma molto, molto affascinante.
saramicol viscardi
mostra vista l’11 maggio 2004
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Ma non ricorda l'importante mostra di Andrea Renzini del 1997 a Bologna allo Studio Ercolani,dal titolo 'Lift', in cui vedemmo una azione dell'artista vestito da ascensorista, alcune installazioni, un video e dei quadri ad olio? Comunque, viva la pittura, quella originale.