Una stanza, una parete di fogli di carta, un ambiente, un luogo vuoto, ricoperto, installato. L’ingresso riprende l’idea dei precedenti lavori; con la materia 3D Kris Ruhsmostra le differenze pieni-vuoti. La consistenza di questo progetto è il lavoro con il gesso: forme quasi circolari, bucate, assemblate a wall, di fronte ad una fonte luminosa naturale, in questo caso. I passaggi di luce creano effetti visivi di continuità-interruzione: l’oggetto-spazio cavo, forato, nullo e l’oggetto-superficie denso, colmo, chiuso; la fiction-action immaginerebbe, per esempio, una porta dopo una raffica di mitra. I corpi tondi sono le finestre dell’ambiente, una room a due stanze. L’area, vista in riproduzione, presenta doppi perimetri neri e bianchi; circoscrivono quello che sembra un giardino di bolle lattee, impulsi protoplasmatici, cellulari.
Le estensioni (pareti) laterali disegnano a decollage stratificazioni di materie organiche: carte, vernici, colle. C’è l’odore, si vedono chiazze bianche, sgocciolature su fondi neri, figure espanse e depresse, nebulose, amebe.
Cadere in ipnosi è un processo visivo di chi guarda, una disposizione cullata, ma, in questo caso, anche l’intento dell’artista.
Sperimentando le variazioni delle forme egli rimaterializza lo spazio cercando la dimensione onirica del raccoglimento. Ripetendo, senza riferimenti decorativi precisi ai segni, alle grammatiche primordiali, scrive qualcosa di simile ad una gestualità primitiva, schizzata.
La room ha qualche arredamento d’analisi; divanetti scuri, a blocchi separabili e ricomponibili. Al centro, si diceva, un’altra stanza; un’installation wall, un cubo a due uscite: qui si sperimentano le relax sensation del lettino, una seduta al centro. Un training autogeno da sdraiati guardando, ascoltando i suoni, i timbri, il ritmo, le musiche, correndo con gli sguardi.
Ambiente asettico, chiaro, essenziale, neutro, la room al piano inferiore espone le lampade che fanno parte delle riedizioni Editions Serge Mouille create dalla moglie Gin Mouille nel 2000. Serge Mouille, importante creatore (lightdesigner) di lampade degli anni ’50 – ’60 espone due generazioni di opere. La serie Mobiles et
La seconda collezione comprende, invece, Les Colonnes, 1962. Sono parallelepipedi e cilindri verticali simili a totem, al loro interno ospitano i primi esemplari di tubi fluorescenti venuti dagli Stati Uniti. Così Grand Signal e Petit Signal, lampade da terra su zoccoli d’acciaio che coniugano incandescenza e fluorescenza. Il corpo è composto da quattro elementi realizzati da un sottile foglio di alluminio.
Il riconoscimento del valore innovativo dell’opera di Serge Mouille è testimoniato dalla critica del tempo che così sintetizza la sua cifra stilistica: “A partire da elementi semplici ha realizzato tutto un mondo di variazioni che sorprendono e infine si familiarizzano con l’esistenza quotidiana, arricchendola di un valore nuovo”, Madeleine Fuchs, Decor d’aujourd’hui, 1954.
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