La grande stagione della pittura non sembra mai finire, almeno nella laboriosa Milano, che vede susseguirsi un’ininterrotta serie di mostre dedicate all’arte della tela.
Alla galleria Pack ecco esordire, per la sua prima milanese, Robert Stone (Londra, 1981). Figurativo, eccentrico, il giovane pittore inglese presenta una serie di grandi quadri ad olio che tentano di raccontare momenti difficilmente identificabili: sono scene sospese in un tempo indefinibile, costellate da apparizioni di personaggi e cose che sembrano sempre riflessi o echi. È il caso del bellissimo Palms in Arizona, dove l’apparente scena hippie-scanzonata cela nella sua simmetria compositiva il mistero di figure che sembrano convivere con fantasmi o miraggi del deserto, sapientemente evocato dai colori e dalle pennellate, che nel momento stesso in cui sembrano definire una forma o un corpo, in realtà lo dissolvono e lo trasformano in una presenza diafana.
Il suo approccio piacevole e bizzarro vuole restituire un’intenzione naif e apparentemente sgrammaticata, anche se i dipinti abbondano di riferimenti alla storia della pittura. In realtà Stone cita tutti e nessuno: la sua sembra piuttosto un’attitudine retorica, come se fosse impegnato a strizzare l’occhio al passato recente per poter sdoganare la sua ricerca visiva.
I suoi dipinti sono immediati e seducenti, ma quasi sembrano pentirsi della propria leggerezza. Così l’artista ricorre ad un dizionario ideale (ed attento) della pittura moderna e contemporanea: da David Hockeney al doganiere Henri Rousseau, fino alla bad painting di Martin Maloney e a altri anglosassoni come Dexter Dalwood, di cui Robert Stone ha chiaramente ricordato l’attenzione compositiva.
Tutt’altro il registro visivo quello dell’italiano Alessandro Gianvenuti, (Roma, 1974) tra i protagonisti italiani della pittura digitale degli anni Novanta, che presenta la serie di lavori dal titolo Altre Forme. In questa recente selezione di opere, l’artista porta all’estremo la sua figurazione, che qui convive con l’astrazione del dato anatomico, sottoposto al trattamento del software utilizzato per elaborare le immagini, traslate poi con la stampa digitale sulla lucida superficie
Il corpo dell’artista, al centro dell’indagine, è trattato come un fatto esterno. Come se quelle forme anatomiche, interpretate dal procedimento digitale, non appartenessero più ad un corpo totalmente organico, ma ad un’ameba digitale. La “mano dell’artista”, come icona e leit motiv, nelle sue opere diventa un’impronta digitale instabile, al limite della riconoscibilità.
I riferimenti figurativi potrebbero spaziare tra quelli “alti” dello stravolgimento anatomico di Francis Bacon, ma anche a tutto l’immaginario legato alla cultura dell’LSD. Fino alle sperimentazioni video di grandissimi come Chris Cunningham, riassunti qui in una sintesi che almeno in questa mostra non tradisce mai la bidimensionalità della tela.
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www.alessandrogianvenuti.com
riccardo conti
mostra visitata il 2 maggio 2006
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I would like to read a serious and intelligent discussion based on critical propositions, not this deplorable shit.
ma dai ringraziate di avere i Masbedo
Io i Masbedo non li citerei per non "sporcarli", visto che sono tra i giovani artisti italiani piú interessanti.
Il "lord of the flies", é meglio che se ne stia sulla Tiburtina facendo il "guru" o lo "shamano" della digital art possibilmente con altri "extraterrestri".
I critici da 2/3000€ a botta... io no gli darei una lira, peró "capisco" che fa comodo avere amici che lavorano anche per riviste "specializzate".
Gianvenuti non é un artista se non un mediocre illustratore (dicesi smanettone di photoshop) anni novanta, cosí come i suoi compagni di s/ventura "romani".
Ognuno é libero di spendere i suoi soldi come gli pare, la galleria é sua, e se a lui va bene cosí sono fatti suoi.
Queste sono SOLO le MIE opinioni
appunto, con tutti i soldi che ha per comprarsi monitor e via andare, perchè non essere minimamente più esuberante e coraggioso?
cosa c'entra l'invidia?
non stavamo parlando di gianvenuti, ma dell'operato della gas.
io mi fermo qui prima che inizi una zuffa da pollaio che non ha senso.
faccio gli auguri a giampaolo sicuro della sua onesta buonafede.
Dear mr. Rovera,
you should not include in your right devaluation and condemnation of Gianvenuti's work also his supposed roman friends.
There's something new, interesting and truly profound at least in the oeuvre of one of them. Please, don't be superficial in your analysis, but try to recognize differences and distinctions.
Best Regards,
L.S.
In certi casi le differenze di cui parli fanno comodo. Comunque se siete contenti cosí...
Solo una curiositá, perché hai scelto l'inglese e non il russo, il cinese o il portoghese?
Because I'm british, Sir.
Mmmmmm.....
A essere critici bisognerebbe eliminare il 90% delle gallerie italiane, il 25% degli artisti e mettere i restanti 75% nel mercato internazionale a contatto con le "vere" esperienze artistiche... dopo si potrebbe criticare il povero Gianvenuti... non sarà un genio forse... ma non lo potremo mai sapere in questo sistema malato!
Gianvenuti fa schifo, Basilè fa schifo. Non c'è critica non c'e' selezione e, cosa ancor più spiacevole non c'e' posto per altri artisti.
Il mondo dell'arte italiano va avanti a forza di simpatie, amici, calci in culo e mostre comprate.