Rotta verso nord. La galleria The Flat scalda l’inverno con una collettiva di tre aitanti pittori internazionali: Claran Murphy, irlandese, Petri Ala Maunus, finlandese e Weronika Matyjek, polacca. Tre mani completamente differenti che si contrappongono con una certa fierezza a certo fare pittorico made in italy in cui la stesura bolsa del colore e il tratto incerto non sembrano essere limitati dalle regole del buon gusto. E, senza dubbio, non cadono nemmeno nell’errore, nell’ossessione, quasi -appartenente alle frange più trendy- dell’arte schizofrenica, che si serve del pennello e dei supporti teorici, ma non vuole essere chiamata pittura. Non è il caso dei nostri tre, che difendono la pratica usata, prescindendo dalle dissociazioni altrui. Anche perché Petri Ala Maunus lo scorso anno s’è guadagnato una personale alla fiera Liste, durante Art Basel, con tanto di buoni acquisti e bacio in fronte.
La sua è una ricerca maniacale, basata sulla ripetizione ossessiva, da catena di montaggio dell’identico soggetto. Si tratta di un tramonto, realizzato con tinte scintillanti, ma con poche variazioni, su supporti via via ineguali. Da filtri da the a tovaglioli. Da tele a guanti industriali. Il tutto rimpastato in una massa materica quasi morlottiana, che mescola uno spessore sanguigno alla figurazione più accademica e le dà corpo ed astrazione ingabbiandola in formelle di legno sagomato.
Diversamente, Claran Murphy si dà alla stesura di immagini fotografiche sbiadite, patinate da un velo opaco, una specie di nebbia, che dona loro la consistenza e il romanticismo di certi scatti sgranati di Robert Capa. I soggetti, spesso nature fiabesche ed animali selvatici, rimandano, con nostalgia, a mondi lontani. Che sono stati, ma che non saranno mai più. Anche qui, tuttavia, l’artista si concede delle
Chiude in bellezza Weronika Matyjek, presenza femminile del terzetto. La giovane polacca, più immediata dei due colleghi, realizza una pittura evocativa, fatta di stesure di colore sensuale, di impatto repentino. Dalle quali emergono, con estrema delicatezza, figure talvolta fantastiche o dettagli, in cui il rapporto con la realtà non viene sempre rispettato dalla resa cromatica dei soggetti. Tutt’altro. La Matyjek tratta il vero con eclettismo, abbozzando appena i contorni, stendendo il colore con leggiadria, dando alle sue opere quel pizzico di mistero della letteratura esteuropea, fatta di figure magiche e mitologiche, di passioni malsane e di un rapporto irreale, quasi esoterico con la morte.
santa nastro
mostra visitata il 24 novembre 2006
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