Il momento più emozionante è forse quello dell’ingresso. Passando attraverso una tenda nera si accede ai 7000 metri quadrati dell’Hangar Bicocca: la luce è bassa, l’ambiente spettrale, il panorama costituito dalle sette torri di Anselm Kiefer (Donaueschingen, Germania, 1945) è irreale. E’ una volta all’interno che ci si trova invece faccia a faccia con la consueta sfida intellettuale che lancia ogni opera dell’artista tedesco allo spettatore.
L’arte di Kiefer è estremamente austera sul piano della forma e la funzione sembra trovarsi in una dimensione primordiale, talmente insita nelle opere da risultare criptica. Eppure ogni opera dell’artista tedesco, e tanto più di un’installazione simile, provoca emozioni fortissime nel fruitore, se non altro di smarrimento, di disorientamento. “ Sono interessato alla reazione di ogni singolo visitatore” dichiara lo stesso Kiefer “ è solo essa che rende completa una mia opera”.
Le sette torri di questa straordinaria mostra sono “celesti” in senso ironico: sono costituite da cemento e ferro, danno un’idea di instabilità e il paesaggio che creano è un panorama di distruzione, quella tabula rasa che è “anche la premessa per una nuova costruzione”, come dice l’artista. L’unità modulare che costituisce le sette torri è il container: sembra di essere davanti ad uno scenario post-atomico, oppure di godere di una visione in anteprima delle vestigia del presente.
Dalla cima dei “palazzi” l’artista ha gettato svariati oggetti, che sono disseminati per terra e sui fianchi delle torri stesse. Si tratta di simboli ricorrenti nell’opera dell’artista: quadri distrutti (un’ulteriore applicazione del motto kieferiano “dipingere=bruciare”, nel quale al potere evocativo della combustione si sovrappone l’idea che “ogni nuova opera cancella le precedenti”); libri di piombo, stelle cadenti, grosse pietre dotate di cartellino segnaletico come fossero tracce di un incidente o ritrovamenti archeologici; targhette che portano iscritte serie di numeri con il richiamo agli internati nei campi di concentramento che è un riflesso inevitabile.
La monumentale opera, che l’artista considera un work in progress, è stata progettata dapprima nello studio di Barjac in Francia, dove l’artista vive da una decina d’anni, e poi realizzata da Kiefer in situ negli ultimi mesi, con l’ausilio di allievi dell’Accademia di Brera.
Le torri vanno percorse, sia con lo sguardo che in senso simbolico, in due direzioni: in ascesa e in discesa, laddove discesa significa caduta, rovina. Gli oggetti-simbolo sottolineano la visione della storia dell’artista: “una storia senza un fine nè una meta, lontana dall’escatologia delle dottrine cattolica e comunista”, una storia che procede, appunto, per ascese e cadute.
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si suggestivo.. teatrale... e poi 6euro per entrare dai signori della pirelli e tanta strada senza una segnaletica....
ma x l'evento di apertura c'erano le bmw firmate x portare i vip... suggestivo.. teatrale kiefer....alla milanese.
non sono certo un difensore d'ufficio dei pirelli, ma la segnaletica c'è ed è ben visibile.
i 6 euri sono tanti, hai ragione, ma 1. anche senza pagare si può godere dello spettacolo (il parere quasi unanime è che il meglio di sé l'installazione lo regala all'ingresso; bisognerebbe poi poterci camminare fra i sette palazzi, ma ci sono problemi di sicurezza; inoltre ho visto quel che possono fare alcune persone: due operatrici di canale cinque hanno frantumato con i loro tacchi a spillo buona parte delle listelle in vetro sulle quali kiefer ha scritto a pennarello dei numeri telefonici, intorno alla seconda torre); 2. si pagano cifre di poco inferiori per vedere delle somme imbecillità in altri spazi pubblici/privati. infine, le bmw ci sono in moltissime altre occasioni e non mi pare caratteristico delle vernici dai pirelli (fai un giro da de carlo, giusto per fare un nome, poi mi racconti...)
m.e.g.
Kiefer è l'artista più emozionante che si possa trovare.
Nei suoi lavori non vi è mai nulla di banale, nulla è fatto per il caso o per il "mercato", di lui non esistono opere inutili o ripetitive.
E questa ne è una conferma.
Se permettete, Kiefere non è alla milanese, per fortuna mi viene da dire, Kiefer scava dentro le coscienze e non si lega all'effimero.
saluti
marco
L'ho vista di domenica all'ora della pappa.
Non c'era quasi nessuno. L'ingresso è stato di una suggestione travolgente, il luogo pure. Il silenzio ha scatenato mille riflessioni e pensieri.
Poi più tardi è entarta molta gente ...estasiata.
Spero che il capannone sia utilizzato sempre in questo modo.
La segnaletica stradale non aiuta a raggiungere il posto. In bus è stato comodo (c'era il blocco) ma le indicazioni dovevano essere più ricche.
Il prezzo giusto sarebbe stato €3,5-4.00.
Bella installazione.-
per essere alla milanese doveva essere un lavoro banale scopiazzato cattelaniano !!
anselm, oltre la fine del mondo mi fa vivere dentro le favole, di quelle che non hanno un termine, nel senso che c'è qualcuno che ascolta ed è pronto a venir fuori, magari da sotto il tavolo.