Un libro e una mostra per ricostruire l’intreccio dei dialoghi intessuti nella Milano degli anni ’60. Su cosa si dibatteva? Sull’ennesima crisi della figurazione, un ripensamento che fece smettere a Schiavocampo di correre in bicicletta a ritrarre Milano. Interiorizzata l’immagine occorreva lavorare solo sul segno ma senza cesure e rimozioni e, infatti, il libro presentato in occasione di questa mostra, evidenzia questo continuum nel passaggio dalla visione all’astrazione.
Parallelamente si svolge l’avventura di Cusumano che approda alle interazioni Poesia-Immagine alla fine di un rigoroso scandaglio delle variazioni modulari.
Continua ancora oggi la ricerca di Nangeroni, avviata quarant’anni fa sulla linea di una “via astratta” dell’arte plastica a cominciare dai White Relief del 1956. Anche lui, come Cusumano, coinvolto in esperienze teatrali e pubblicitarie.
Negli stessi anni Brusamolino rinnova il suo interesse per il soggetto della pittura, con forti connotazioni esistenziali all’interno di quell’immaginario informale che percorre tutta l’Europa.
Totalmente plastica l’avventura invece di Nanni Valentini alle prese con una materia identificata con la terra, in un rimbalzo continuo fra la pittura e la ceramica. Sono archetipi architettonici, giocati sull’opposizione orizzontale/verticale come in Colonna con scala, parte di una serie dedicata a catturare l’essenza dei nostri miti: la colonna, la casa, la scala.
Frequentavano negli anni sessanta lo stesso ambiente,
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