Alla sua prima personale italiana, Jedd Novatt presenta i lavori più recenti appartenenti alla serie “Suisse” (2003). Ancora una volta, l’artista americano si confronta con l’eredità del minimalismo, reinterpretandolo però in una chiave personale che prende le distanze dal rigore assoluto di quella tradizione.
Le sculture in bronzo di Novatt sono strutture astratte –sia di piccole che di grandi dimensioni– basate sulla ripetizione di un unico modulo geometrico, il cubo. Svuotati fino all’essenzialità di scheletri metallici e posti obliquamente rispetto all’orizzonte, i cubi di Novatt –a differenza delle unità minimaliste– sono tutti pezzi unici, variabili non solo nelle dimensioni, ma anche in qualche dettaglio della forma degli spigoli, che anziché essere semplici bacchette rettangolari si allargano alle estremità, creando un punto di contatto con altri cubi. L’unicità di ciascun cubo è garantita inoltre dalla produzione artigianale di ogni pezzo, lavorato singolarmente con la fusione a cera e solo successivamente saldato ad altri cubi per f
La fredda serialità del minimalismo è così doppiamente negata dalla pratica artistica di Novatt, sia nella tecnica di produzione che nella grammatica. Al concetto di ripetizione, l’artista americano integra quello di variazione, ottenendo così delle strutture dall’equilibrio instabile, in cui la proliferazione dei cubi sembra sfociare nell’entropia. Introducendo un principio di disordine, di scarto dalla regola, Novatt supera la mera astrazione ritrovando un punto di contatto con la realtà, al punto che le sue opere, oltre a costituire la personale riflessione dell’artista sullo spazio, si possono leggere quali rappresentazioni simboliche di fenomeni complessi in cui convivono ordine e disordine, legge e arbitrarità, come la crescita biologica o lo sviluppo incontrollato delle città. Questo aspetto risulta ancora più evidente in quelle sculture di grandi dimensioni in cui uno dei cubi è lasciato incompiuto, mancante di uno spigolo, quale allusione all’intrinseca apertura della vita a sviluppi imprevedibili, che non possono essere irrigiditi nella fissità di una regola.
silvia margaroli
mostra visitata il 19 marzo 2004
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