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fino al 19.III.2011 | Adam Thompson | Milano, Unosolo

di - 28 Febbraio 2011
In un certo senso, non c’è niente di nuovo
qui
”, sostiene Adam Thompson (Ipswich,
1980; vive a Londra) a proposito della sua ultima personale milanese. “È un umile processo in cui si raccolgono e
si compongono oggetti trovati, come farebbe un archeologo, un metodo che
potrebbe essere descritto semplicemente come composizione di ciò che già
esiste. Niente è trasformato da un intervento diretto. Questo comporta una
conversazione più ampia sulla creatività, in cui il consumatore/soggetto affronta
ingiunzioni constanti e ostinate sull’essere creativo. Io voglio che questa
riduzione stimoli la discussione sull’importanza dell’invenzione come requisito
dell’opera d’arte
”.

A partire
da un atto di circoscrizione netta dello spazio, per l’artista britannico,
basta compiere un gesto, risultato di diversi assestamenti. Il processo di
formalizzazione dei suoi lavori consiste, poi, nell’adagiare, mettere in
equilibrio o rendere unico un corpo elementare precedentemente in uso.
Installazioni, sculture e accostamenti rendono imprescindibile una pratica di
ricerca, quasi sempre culminante nell’estrazione di forme primigenie dai toni
monocromi. Una lunga prassi di osservazione e astrazione di componenti che,
passando dal tutto del reale al vuoto del simbolico, acquistano infine
autonomia formale.

Adam
Thompson per questa nuova personale allestisce solo una decina di lavori, negli
spazi spigolosi di Unosolo Project Room. L’artista piega e risolve superfici
sintetiche che non sono quasi mai originate completamente da lui. Pellicole,
schiume poliviniliche, acetati e veli plastici tornano a essere materiali
sottili che sotto la forza delle sue mani ricevono l’imprinting realistico di
una struttura allusiva, già esistita.

Di grande
impatto, entrando nel cortile del palazzo di via Broletto, il piccolo chiostro
che precede il primo piano della galleria. Due pellicole polarizzate restano in
equilibrio verticale, sul piano di un lungo tavolo di cristallo. Sotto la luce
calda dei faretti, oggetti ritrovati e codici di trasparenze lucide illuminano
porzioni di spazio, emettendo a loro volta longilinee ombre arancioni. In
questa composizione l’equilibrio è l’istanza di un’economia della composizione
dettata dalla completezza degli oggetti in sé. Pieghe, screpolature, imperfezioni
e tracce di sporco apparente rendono l’objet trouvé un objet perdu. I lavori esposti, infatti, aggiungono alla loro
regale spazialità la distanza del tempo che
li ha incisi e la storia del luogo che ha
dato loro un contesto di provenienza.

Thompson, nella sala principale della galleria, espone a
muro alcune gommepiuma quadrate, color miele e color antracite, superfici erose
come fossili anteriori. Detriti, ritrovamenti, residui, sedimentazioni e
composizioni che fanno emergere, seppur alterate, la semplicità del ritorno e
l’indipendenza del rifiuto.

Benché questa mostra possa essere letta come una silenziosa
ricostruzione di un ciclo di prodotto, frutto di scompensi e sovrabbondanze,
consigliamo a chiunque si trovi in zona di approfondirne architetture e vuoti,
scelti come valori tangibili di un concetto estetico superiore.

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e la roaming art

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2011


dal 9 febbraio al 19 marzo 2011

Adam Thompson

Unosolo
Project Room

Via Broletto, 26 (zona Brera) – 20121 Milano

Orario: da martedì a venerdì ore 15-19 o su appuntamento

Ingresso libero

Info: tel. +39 0697613696; fax +39 0697613810; unosolo@unosunove.com; www.unosolo-projectroom.blogspot.com

[exibart]

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