Dopo Diagonal Space (2006) progetto site specific realizzato per Base a Firenze, Jeppe Hein, danese classe 1974, firma Fontane, la sua prima personale italiana. Il titolo dell’evento preannuncia la tipologia dei lavori presentati: cinque fontane che si incendiano, schizzano e interagiscono con gli spettatori e lo spazio, segnando la precarietà del momento.
Hein parte dal lessico formale, essenziale e rigido, del minimalismo: le opere sono composte da pochi elementi geometrici ripetuti, materiali di origine industriale e un cromatismo limitato. Ma per l’artista l’utilizzo del vocabolario minimalista diventa un pretesto per impiegare, come elementi di costruzione, le energie della natura (acqua, gas, aria e fuoco).
Untitled (stack with water) (2006) rivisita il Donald Judd (1928-1994) della serie Untitled (1968/1969), composta da sei o più parallelepipedi identici, realizzati industrialmente e sovrapposti verticalmente sulla parete lasciando un’identica distanza tra ogni elemento. Dai moduli strabocca violentemente dell’acqua, che muove e modifica l’immagine ininterrottamente sotto ai nostri occhi.
Anche Flowing Water (2006) è una semplice struttura verticale in acciaio inossidabile. Dalla base, una vasca quadrata di raccoglimento dell’acqua, fuoriescono due tubi paralleli ai quali si ancorano, a scalare, una serie di vassoi di vetro gialli di forma identica, che accompagnano la caduta dell’acqua nella vasca.
L’immagine più forte della mostra è però quella della danza ambigua e struggente dell’acqua con il fuoco. Il fatidico ballo si sprigiona da Fire Between Water (2006) un lavoro che medita sul muro e sulla fontana di fuoco di Yves Klein (1928-1962) uniche due
Hein utilizza come espediente visivo la spettacolarità dell’incognita e la difficoltà manipolatoria dell’elemento naturale, per innescare una reazione emotiva e sensoriale in chi guarda. Si serve di temporizzatori, generatori di corrente, sensori e meccanismi di controllo computerizzati che gli consentono di agire sull’energia degli elementi e sugli elementi stessi e di liberarli nell’ambiente per segnare il tempo, modificare l’habitat e gli stati emotivi.
Ball on top of water (2006) è composta da una struttura quadrata dotata di lati a specchi riflettenti. All’interno, una sfera di plastica bianca è spinta in aria da un getto d’acqua; la sfera rimbalza sullo zampillo e si riflette moltiplicandosi sulle pareti interne della struttura. Infine, sulla superficie di Fireslide (2006) acqua e alcool isopropilico scorrono su un profilato obliquo d’acciaio inossidabile e fluiscono in una vasca collocata sul pavimento e contenente l’alloggio della pompa di riciclo. Un sensore attiva un meccanismo che incendia l’alcool dando corpo ad una fiamma improvvisa. Che avvolge pericolosamente la struttura. Lasciando per un attimo senza parole.
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gaia pasi
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