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Fino al 23.XII.2012 | Aldo Mondino, Raccolto in Preghiera | Galleria Riccardo Crespi, Milano

di - 14 Dicembre 2012
Entrando da Riccardo Crespi in occasione di “Raccolto in Preghiera”, la personale di Aldo Mondino, quello che colpisce è un intenso aroma di caffè che si lascia all’inizio, però, soltanto immaginare. Mekka Mokka, il tappeto realizzato con diverse tostature di migliaia di chicchi di caffé, è infatti installato nel seminterrato dello spazio, mentre al primo piano lo spettatore è accolto da una serie di opere che spaziano in un arco di tempo di circa quarant’anni, dai Sessanta al Duemila: le decorazioni a smalto su vetro della serie Iznik, i dervisci danzanti in una piccola tela facente parte del corpus di Turcata, Charmeur, una delle prime pitture su linoleum, fino alla piccola scultura che staziona nell’ammezzato, un lucente ibrido dalle gambe di donna e dal corpo di pesce, appartenente al gruppo di Ittiodromo, iniziato alla fine degli anni Sessanta e ritornato spesso nella carriera dell’artista torinese.

Queste prime opere, se si escludono i piccoli gioielli che accompagnano la visita al primo piano, raffinatissime micro-sculture da camicia sui temi poetici dell’artista, sarebbero già sufficienti a tracciare lo scenario su cui si muove Mondino, denso di una grande modernità in grado di abbracciare i temi della natura e della sperimentazione, delle culture “aliene” rispetto all’Occidente, dell’interesse per un decoro che difficilmente può essere ricondotto con certezza a un’area geografica, a un modello di provenienza certa. Negli Iznik i colori orientali e i soggetti precisi, siano essi garofani o tralci di vite, tradiscono e aprono orizzonti sterminati attraverso la loro semplicità. È il merito dell’arte, di quel movimento empatico e forse assolutamente effimero, in grado di farci precipitare in un abisso di rimandi e intersezioni di conoscenze. E senza accorgercene siamo scesi al cospetto di Mekka Mokka, realizzato per la prima volta, su disegno dell’artista, nel 1986. Dal nero profondo del chicco alle sfumature determinate dal blocco anticipato del processo di tostatura, questo grande tappeto è il risultato tangibile di una visione del mondo assolutamente globale, in grado di connettere usi e costumi, posizioni di preghiera, sagome di luoghi e arredamenti domestici dei quattro angoli del globo.

Una “fotografia” antropologica in dialogo con un altro tappeto, se possibile ancora più incredibile, che dà il titolo alla mostra: Raccolto in Preghiera, appunto. Esposto nel 1993 durante la Biennale di Venezia di Bonito Oliva, per questa occasione è stato ricomposto eccezionalmente a Palazzo Serbelloni, per due giorni soltanto il week end del 18 novembre, nell’ambito degli incontri letterari di “Bookcity”. Un’opera tanto effimera quanto poetica, realizzata con cinquanta chili di granaglie formanti un motivo di stampo islamico attraverso diverse varietà di riso, fave, piselli, ceci e altri “grani”: un tappeto in grado di ricostruisce non solo l’anima del mondo, delle sue usanze, dei suoi cibi, della storia delle religioni, dei commerci e dell’ibridazione delle culture, ma anche la vicenda di un grande artista che dell’originalità e del “fare” opere con qualsiasi medium ha fatto il suo punto di massima forza. Lontano da quella “concettuosità” dilagante che a Milano, in questi mesi, ha trovato un ottimo porto.

Matteo Bergamini

mostra visitata il 15 novembre 2012

dal 15 novembre al 22 dicembre 2012

Aldo Mondino, “Raccolto in preghiera”

Galleria Riccardo Crespi

Via Mellerio 1 – (20123) Milano

Info: tel. 02 89072491 – 02 36561618, info@riccardocrespi.com, www.riccardocrespi.com

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