Nell’abbraccio luminoso della grande cupola, allestita per l’occasione al centro della moschea Al Rahman, la prima ad essere stata costruita in Italia nel 1988, sono esposte le sculture di Angela Trapani: cinque cupole, diverse tra loro per colore, materiale e dimensione e rappresentative delle cinque preghiere islamiche: Fajr (alba), Duhr (mezzogiorno), ‘Asr (pomeriggio), Maghrib (tramonto) e ‘Isha (notte).Ma aldilà dell’allestimento in sé, realizzato grazie alla collaborazione intercorsa fra il Centro Islamico di Milano e Lombardia e la Galleria Gabriele Cappelletti Arte Contemporanea, con il patrocinio del Comune di Segrate, l’evento merita attenzione, poiché costituisce il dischiudersi reciproco di due culture, che condividono il medesimo territorio, attraverso l’espressione di un’artista, che ama definirsi non convertita all’Islam, ma colpita da una folgorazione estetica per la cultura musulmana. Il rapimento nei confronti della cultura araba viene trasmesso dalla Trapani al suo pubblico attraverso la magnetica eleganza e semplicità delle sue opere pittoriche, un esemplare delle quali è esposto in mostra, e che è bene conoscere per comprendere “Al Qu’bbah”. L’inaugurazione della mostra-evento, curata da Evelina Schatz, ha esordito con la recita di una preghiera islamica, conclusasi con un concerto di percussioni, l’unico strumento che la religione musulmana permette di suonare all’interno della moschea, che ha accompagnato la visita alla mostra, presentata dall’artista in persona. Al Qu’bbah significa cupola, la particolare copertura delle moschee, che nelle sculture esposte viene ridotta alla forma pura di una semisfera, geometria molto ricorrente nell’ambito dell’arte islamica e che costituisce, da sempre, il soggetto principale della ricerca artistica della pittrice e scultrice, insieme ad altri elementi dell’architettura islamica, come minareti, porte intarsiate e grate ricamate.
Nel mondo islamico, la cupola è architettonicamente rappresentativa dell’universo, del mondo dello spirito, contrapposto ma strettamente legato al mondo materiale, incarnato dal parallelepipedo che la sostiene. Nelle opere della Trapani, la cupola non possiede significati religiosi, quanto piuttosto rappresenta il suo proprio Io, dunque quello di qualunque uomo o donna, limitato tuttavia simile all’universo intero, parte di un tutto, non solo interiore, ma anche esistente esteriormente. Angela Trapani nasce a Marsala, in Sicilia, e fin dall’adolescenza compie numerosi viaggi in Tunisia, il primo dei quali a Sidi Bou Said. Trascorre qualche tempo vivendo con alcune famiglie locali, grazie alle quali ha potuto avvicinarsi alla cultura araba ed imparare la danza e la meditazione, interessi coltivati anche dopo il trasferimento a Milano e corroborati dall’amicizia intrattenuta con l’ Amir del Centro Islamico di Milano, Abi Abu Shwaima.
Oltre ad aver partecipato ad alcune mostre collettive la Trapani ha esposto anche delle personali :
1995 L’osservazione e il sogno, Museo di Sidi Bou Said, Tunisia (a cura di E. Pontiggia)
1997 Volevo toccare le lune delle guglie, Il Tempo ritrovato, Milano (a cura di E. Longari)
1998 Tracce di Tunisia, BIT ’98, Ente Nazionale Turismo Tunisia, Milano
Cristina Pisanello
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L'articolo mi pare metta in rilievo gli elementi interessanti della mostra.
Il giornalista on line che usa al meglio gli strumenti multimediali (es. la web cam) permette allo spettatore di ri-vedere, parole e immagini, immagini e parole..
Ciò non esclude, anzi forse incentiva e arricchisce, la visita fuori linea, o la voglia di fare quattro passi
marco ciao