Il tema del “punto di vista” può essere inteso e indagato nella sua accezione sia “concettuale” che “concreta”. Ogni individuo acquisisce un modo di leggere la realtà circostante determinato dal contesto storico-culturale a cui appartiene. Ogni gruppo sociale sviluppa comuni definizioni del mondo. Questa interpretazione sociale è riconducibile all’effettiva capacità fisica dell’occhio di vedere e osservare, rivelando diverse possibili interpretazioni dello spazio-mondo circostante.
In relazione alla posizione dell’osservatore, ciò che la vista rileva è estremamente differente. È una questione di punti di vista. E ve n’è uno in particolare, spassosissimo, frutto di severe leggi matematiche, che solletica la curiosità dell’osservatore, invitandolo a trovare il perfetto equilibrio rivelatore di tridimensionalità: ci riferiamo all’antica tecnica denominata “anamorfismo”.
Allegra Ravizza ospita
Eduardo Ruiz Relero (Rosario, 1963; vive a Siviglia), singolare artista argentino che fa del punto di vista e dell’anamorfismo il centro d’interesse della sua ricerca. Relero ha diffuso questa tecnica attraverso interventi pubblici, attirando eterogenei avventori incuriositi. Ed è molto semplice identificare la sua ricerca con la ripresa di questa forma rappresentativa. M
a dietro alla divertita pratica di distorsione e di ricerca di quel perfetto punto d’osservazione, traspare una profonda riflessione su quanto quest’ultimo possa esser determinante nella definizione del mondo.
Nei due site specific realizzati presso la galleria milanese, così come nelle piccole xilografie in mostra, l’artista si confronta con il tema dello spazio chiuso, compiendo una riflessione sulla violazione dei luoghi privati, intesi sia come invasione abusiva della privacy domestica, sia come occhio indiscreto che segue folcloristici frequentatori di loschi locali.
L’artista cita l’indagine di
Edward Hopper, abbandonando i toni freddi della rappresentazione e reinterpretandola con sarcastico voyeurismo. Gli arditi punti di ripresa, a cui non rinuncia nemmeno nelle stampe, raccontano storie di brute caricature, richiamando i goffi protagonisti delle vignette di
Honoré Daumier. Ecco la grottesca commedia umana interpretata da gente di malaffare, sopraffatta da incontenibili istinti bestiali, attingendo temi dall’immaginario bukowskiano. Scene di sesso esplicito si alternano a tristi vissuti di povera gente, vittima e (talvolta) carnefice della propria misera condizione esistenziale.
Giochi visivi che svelano vizi inconfessati, chiamando in causa i segreti di ognuno di noi. D’altronde, anche l’occhio vuole la sua parte, e Ruiz Relero ricava molte fessure nascoste attraverso cui spiare.