Le fotografie in mostra sono il frutto della ricerca più recente di Luisa Lambri (Como, 1969; vive a Milano) portata a termine durante il suo soggiorno a Città del Messico. Della Lambri nota per le sue immagini di architetture intimiste qui rimane solo un’eco leggera, raccolta e allo stesso tempo concettualizzata.
Che la fotografa abbia sempre mostrato un’idea personale e privata dello spazio, è cosa risaputa, ma in questo frangente non si può neppure più parlare di spazio, solamente di metafora. Se prima ad essere fotografati erano gli interni, spesso monocromatici, osservati da punti di vista defilati, in questo lavoro la Lambri mostra una visione frontale, unica, eppure sospesa. Affatto categorica. Ritrae una finestra, una sola, molteplici volte. Ciò che cambia è innanzitutto la luce. Che filtra, con più o meno intensità, attraverso le imposte socchiuse. Tutto il resto è bianco. Anzi biancore, bagliore. Così queste immagini diventano presto metafora della fotografia stessa, creata dalla luce e grazie alla luce. E nello stesso tempo dell’uomo stesso, sempre rivolto verso un mondo esterno, eppure in un continuo dissidio tra interiorità ed esteriorità. Tale visione tuttavia reca una dimensione meno intimista rispetto ai lavori precedenti e in un certo senso più solenne.
Sarà il colore, così candido, o sarà la luce, emblema biblico di qualcosa di alto, a porre queste immagini in una sfera leggermente differente rispetto agli altri lavori della Lambri.
Se finora gli spazi fotografati erano sempre rimasti in bilico tra la dimensione narrativa e quella evocativa, ora la seconda sembra prevalere nettamente. Lo sguardo, il racconto personale, sembra farsi da parte per accogliere una visione più generale. Luisa Lambri ha definito i suoi luoghi “ritratti” e “autoritratti”, ma qui sembra essersi persa quella dimensione soggettiva che poteva fare di un luogo, appunto, un ritratto. Sono più densi, allora, i punti di vista defilati che lasciano immaginare cosa possa nascondersi dietro un luogo, dietro una persona.
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raffinatissima.