Cominciando dalla fine, quest’anno il Corso superiore di arte visiva promosso dalla Fondazione Ratti, tenuto da Marjetica Potrc, prevedeva anche un premio sponsorizzato dalla Epson. Nella miglior tradizione agonistica, partiamo dalla medaglia di bronzo (uno scanner), assegnata a Ulrika Ferm (Kronoby, 1972). L’artista finlandese ha presentato Lads in Ticosa, ossia una fotografia e un doppio video. Lavoro che, almeno fra i premiati, più si avvicina alla poetica del visiting professor, per il suo taglio che potremmo definire “sociale”. Si tratta infatti di un’indagine sugli spazi e la storia della ex fabbrica Ticosa, da centro industriale attraversato da pagine memorabili di agitazioni sindacali a rifugio per immigrati. L’argento (cioè una stampante) se l’è aggiudicato la dublinese Tara Kennedy, classe 1983, con alle spalle un immaginifico progetto collettivo che ha portato a “piantare” decine di alberi di Natale su una spiaggia. Le opere realizzate per questa mostra: una serie di fotografie a soggetto vegetale sulle quali la giovane irlandese è intervenuta con piccole forature, alla maniera di ciò che faceva Stefano Arienti sul finire degli anni Ottanta, oltre a un video notturno arricchito dagli effetti dei flash di macchine digitali impugnate dai compagni di corso fuoricampo. Sul gradino più alto del podio, a parere della giuria -composta da Milena Kalinovska, Giorgio Verzotti e Carla Conca-, Alice Cattaneo (Milano, 1976) ha meritato l’ambìto videoproiettore wireless. Per un doppio lavoro installativo-scultoreo, allestito alla Fabbrica del Vapore, fragile e -specie nel caso di quello di dimensioni più ridotte- paragonabile a un origami in cartone, escrescenza estremamente discreta sul muro candido. Una Portable Sculpture. Scelta insindacabile, come si suol dire. E naturalmente priva di quei parametri “oggettivi” che contraddistinguono la maggior parte dei podi sportivi. Per cui non ci dilungheremo in considerazioni pro e/o contro.
Tuttavia, pare doveroso segnalare almeno alcuni altri lavori. Innanzitutto l’ingente sforzo realizzativo di Nicola Toffolini (Udine, 1975), che ha progettato una stanza d’un bianco accecante(montata nello spazioneon>fdv), all’interno della quale il visitatore viene investito dall’aria agitata da quattro ventilatori, i quali mettono in movimento piume d’oca altrettanto candide, col risultato d’un turbinio sicuramente coinvolgente. Del duo norvegese aiPotu, l’impatto del video clownesco e delocalizzato, realizzato con la collaborazione di Michael Fliri (Silandro, 1978) e Dafne Boggeri (Tortona, 1975), è inficiato dalla scelta di portare in mostra anche il simil-tendone. Ma a far scordare tale inciampo è il magnifico libro che testimonia del loro tour europeo fra centri d’arte contemporanea e feste paesane. Gli appena citati Fliri e Boggeri hanno rispettivamente presentato: un video piuttosto atipico per la sua produzione, che lo vede impegnato a far cambiar volto a una sorta di soluzione abitativa camaleontica; una serie di 4 fotografie -i multipli sono a disposizione dei visitatori- che immortalano con iconica semplicità gli effetti causati dal calore dei termosifoni nel celebre asilo di Giuseppe Terragni, nonché una seconda serie, questa volta composta da autentiche carte d’identità dell’artista, che grazie a differenti t-shirt vanno a comporre una sorta di statement al confine tra l’operazione illegale e il détournement della burocrazia. Infine, l’ultima segnalazione si deve alla “performance” -ne dà testimonianza un video- ideata da Matteo Rubbi (Seriate, 1980). Il titolo è eloquente quanto basta per evitare ogni commento: Senza titolo (qualcuno sul tetto). Unica chiosa: del palazzo antistante Viafarini.
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