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fino al 29.I.2006 | Mario Sironi – Constant Permeke | Milano, Palazzo Reale

di - 23 Dicembre 2005

Non è la prima volta che Mario Sironi e Constant Permeke si ritrovano a condividere spazi espositivi. Era già successo nel 1984, presso la Galleria L’Attico di Roma, e anche Roberto Longhi si era espresso in merito, avvicinandoli, più come detrattore di Sironi, ad onor del vero. L’accostamento, dunque, non è inedito e le comparazioni tra i due ciclicamente riemergono. Vincenzo Trione, curatore della mostra, ha il coraggio di proporre, nel vasto panorama delle esposizioni, una rassegna a tesi, che tra l’altro emerge molto chiara. I due pittori appartengono alla stessa generazione, Permeke nasce nel 1885, Sironi l’anno dopo; i loro percorsi sono diversi, come le personalità. Ma qui, l’intento del curatore, non è di mettere i due artisti in contrapposizione: le assonanze e le dissonanze permangono. Emerge chiaro l’obiettivo: fondere i due in un’unica identità, come se si trattasse della mostra di un solo artista, pur con espressività diverse. Secondo Trione è la modernità del linguaggio ad accomunarli, ed è senz’altro vero, anche se forse riduttivo. La mostra, comunque, ha una sua potenza perché, attraverso le quattro sezioni, dedicate agli uomini (Il genio è l’anima), alle architetture (Architetture analoghe), ai paesaggi (Paesaggi paralleli), e ai due autoritratti (Lo specchio dell’Io), mette sotto sforzo teorico l’approccio dei due maestri. La rassegna, molto ricca d’importanti opere, sia di Sironi che di Permeke -quest’ultimo forse per la prima volta esposto in maniera così ampia in Italia- pone una riflessione più basata sulle divergenze che sulle affinità.
La prima differenza che salta agli occhi è proprio d’insieme. Il retroterra diverge nelle visioni antropologiche dei due artisti. Quella di Sironi è metropolitana: l’uomo, nel suo intimo, è già personaggio moderno, carico di consapevolezza e responsabilità storica, fortemente connotata da un’ideologia che lo vede posto al centro di un progetto come costruttore di una nuova idea di umanità (valga per tutti L’Architetto, 1922). Per Permeke, invece, l’uomo è calato in una dimensione naturalistica, in cui, più che modificare la realtà è destinato a subirla. L’impianto antropologico è intriso di una religiosità che sa di antico, appartenente ad una ruralità senza tempo; si veda la sintesi di questo mondo ne I raccoglitori (1928).
Ancora più distanti sono i paesaggi che fanno da sfondo. Urbano l’uno e rurale-marino l’altro. Forse la somiglianza più forte tra i due artisti sta nella monumentalità che emerge dalle tele, simbolo di un tentativo di trasformazione epica della realtà. In mostra sono presenti, in più punti, interventi fotografici di Francesco Jodice che vogliono documentare, sulle tracce di Sironi e Permeke, i mutamenti urbani delle città di Milano e Ostenda.

Passeggiate urbane pervase da un intento classificatorio, colgono il battito della trasformazione cittadina contemporanea. Ma gli interventi di Jodice risultano in qualche modo schiacciati e le potenzialità di queste immagini non trovano un adeguato contesto per esprimersi compiutamente.

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claudio cucco
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Mario Sironi Constant Permeke. I luoghi dell’anima con immagini e progetti di Francesco Jodice
a cura di Vincenzo Trione
Palazzo Reale , Piazza Duomo, 12 Milano
Tel 0039 02 86984370
Mar- dom 9.30 – 20.00 gio 9.30 – 22.30 Lun chiuso
Ingresso € 8,00 intero, € 6,50 ridotto, € 4,00 scuole e abbonati annuali ATM
www.comune.milano.it/palazzoreale/index.html
Catalogo Federico Motta Editore

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