È
dal 2006 che Marco Pieri
(Milano, 1980) si dedica al progetto MenAtWindows.
L’artista
concentra il proprio lavoro su quegli spazi urbani incarnati da edifici in
disuso, mai utilizzati o mai terminati. Una schiera di uomini, abbigliati con
una tuta rossa che costituisce una sorta di uniforme, li invade, conquista i
loro ambienti e si affaccia dalle finestre e dai tetti, secondo le precise
istruzioni del fotografo. Si tratta di una rapida azione di appropriazione
simbolica, tesa a restituire alla collettività edifici concepiti per ospitare
determinate funzioni e che giacciono in stato di abbandono.
La
scelta di Pieri è caduta su una serie di costruzioni dislocate nell’hinterland
milanese: un complesso di palazzi di edilizia popolare eretto a Pieve Emanuele
negli anni ’80 e inutilizzato dopo lo scoppiare di Tangentopoli nel 1992; una
dogana costruita a Segrate in 25 anni e conclusa proprio nel momento in cui
venivano meno le barriere doganali; un palazzo costruito nel 1975 a San
Giuliano Milanese, che avrebbe dovuto trasformarsi in una struttura alberghiera
in occasione dei Mondiali di calcio del ’90. I primi due sono stati
abbandonati, mentre l’ultimo, come documentato dall’unico video presente in
mostra, è stato abbattuto nel corso del 2008.
Ognuno
di questi edifici è stato studiato dall’artista nelle sue forme e nei suoi
volumi, nel suo peculiare modo di occupare lo spazio. La disposizione degli
uomini in tuta rossa è determinata dalla ricerca di un calibrato rapporto tra
pieni e vuoti, e anche la scelta del colore rosso per le tute dei partecipanti
è dettata da esigenze di carattere stilistico ed estetico. La volontà è quella
di creare un contrasto di natura cromatica con il grigio dei palazzi e così
enfatizzare la tensione simbolica tra il senso di vuoto e di incompiuto che
aleggia in questi spazi e il loro, anche se per breve tempo, essere invasi da
quello che vuol essere un pulsante flusso vitale.
Il
fatto che l’immagine fotografica sia frutto di una scrupolosa progettazione è
un indice di come il rapporto tra performance e fotografia si risolva in favore
della seconda: è la tecnica fotografica a essere in posizione predominante, nel
senso che le performance vengono realizzate in funzione della fotografia che
l’artista ha intenzione di scattare.
In
alcuni casi, tuttavia, come quello dei palazzi di Pieve Emanuele, il valore
della performance in sé è più interessante della fotografia, che appare un po’
opaca, priva di freschezza comunicativa. La rigida progettazione dell’immagine,
pur enfatizzando la ricerca di valori estetici, viene però a inficiare
l’istanza comunicativa primaria delle opere, l’idea di un flusso vitale che
attraversa e si appropria degli edifici.
La
carica energetica delle “tute rosse” rischia di disperdersi e di venire
parzialmente ingabbiata da un senso di staticità e inquietudine che pervade le
fotografie.
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meneghini
mostra
visitata il 21 aprile 2010
dal 15 aprile al 29 maggio 2010
Marco Pieri – MenAtWindows
Nowhere Gallery
Via del Caravaggio, 14 (zona Parco Solari) – 20144 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 15-19.30
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0245495916; info@nowhere-gallery.com; www.nowhere-gallery.com
[exibart]
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che ficata!
trovo molto interessante anche la foto di Pieve Emanuele, che proprio per i colori (che immagino siano dovuti dalle condizioni atmosferiche del momento in cui la fotografia è stata scattata!) e la complessità dell'immagine risulta la più affascinante!