Oltre una settimana di permanenza in città per
elaborare Untitled – Milano 2010 nella stanza di via Matteo Bandello,
radicalmente trasformata da un’installazione vertiginosa e dai tratti vibranti.
La nudità del legno e l’immensità dello sguardo artistico bastano a Overton per
regalare allo spettatore l’opportunità di un viaggio impossibile. Un itinerario
affascinante (tra le assi inclinate e adagiate alle pareti) che potrebbe
“crollare” al minino errore. Così come l’esistenza contemporanea (intuizione
che Howie Chen fa emergere nella nota critica del catalogo in mostra) fatta di
disagi e compromessi, fughe e smarrimenti, input e implosioni senza scampo.
L’artista semina una traccia in questo
universo di utopie nevrotiche, allo spettatore la capacità di raccoglierne
spunti dialettici attraversando di stanza in stanza la magia della scoperta, o
fermandosi all’uscio rinunciando in partenza. Parafrasando il sommo poeta, a ognuno
di noi la scelta di “negar” o meno “l’esperienza di retro al sol…”. La rivelazione e la
sconfessione dell’arrivo. Lo sbandamento e la convinzione di una nuova
scommessa. Un gioco che ci vede tutti protagonisti e comparse assieme. E così
lo spazio di Overton diventa panorama immenso sulle nostre paure, incombenze e
potenzialità che quasi neanche conosceremmo se non mettendoci alla prova.
Percorrere il cammino tracciato dalle assi di
legno diventa altresì un’esperienza metafisica: soglia dopo soglia scegliamo e
torniamo ora indietro, ora ci spostiamo soffermandoci e riconoscendoci in una
nuova alterità. Tutto è immobile ma in moto in un tempo che ognuno può
selezionare. Le cose mutano al nostro passo e rivelano parti inimmaginabili e
proprio lì pronte a sorprendere.
A seguire la mostra procede in una seconda
stanza, con la sezione fotografia. In questo caso Virginia Overton direziona lo
sguardo dentro Untitled componendone quattro ulteriori possibilità di vedute,
riconquistandone e rimontandone lo spazio nella cavità della camera oscura. Il
risultato è nuovamente interessante. “Nel suo lavoro fotografico”, precisa Howie Chen,
“Overton tratta le immagini come materiale concreto: quasi fossero oggetti
da manipolare, da riproporre, da mettere sotto pressione, da trasporre. Ciò
include spostamenti di immagini, come rappresentazioni di luoghi riflessi e
illuminati spazi di sogli”.
La mostra si “chiude” attendendo alle spalle
il visitatore. Ecco, un’ultima citazione, un’estensione inattesa dell’installazione
principale. Un altro omaggio al viaggio, alla scoperta di chi non si rassegna e
procede per ripartire ancora.
caterina misuraca
mostra visitata il 17 settembre 2010
dal 17 settembre al 29 ottobre 2010
Virginia
Overton
N.O. Gallery
Via Matteo
Bandello, 18 (zona Magenta) – 20123 Milano
Orario: da
lunedì a venerdì ore 15-19; mattina e sabato su appuntamento
Ingresso
libero
Catalogo
disponibile
Info: tel. +39
024989892; +39 0243315067; press@nogallery.it; www.nogallery.it
[exibart]
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