Sono riuniti autori diversi per etĂ , formazione, tecniche e linguaggi che hanno declinato la luce come sinonimo di energia creativa, spesso in rapporto con lo spettatore. Le opere esposte nella galleria sono molto diverse tra loro, spaziano da poetiche a intimiste, da divertenti a fastidiose. Ci sono pezzi dâarredamento e soluzioni scultoree sempre sotto la stella della fascinazione delle cose lucenti, ma artificialmente (come il termine Ray suggerisce).
Lâesposizione nasce da una riflessione sul libro La luce nelle sue manifestazioni artistiche (1960) di Hans Sedlmayr, in cui  si dice che la luce è il medium dellâarte per eccellenza.
Molte delle opere in galleria, in primo luogo Ghost No.21 e Konstellation No.2 di Lori Hersberger (1964, Basilea),  sono opere (giĂ viste) di design. Tra di esse annoveriamo Grey Area del gruppo inglese United Visual Artists, dove lâillusione è che, oltre alla tenda di alluminio, stia transitando il sole, di cui lo spettatore segue il sorgere, il raggiungere lâazimut e il tramonto in pochi minuti. Il raggio filtra con movimento elegante attraverso le aperture virtuali della tenda, e inchioda lo spettatore, che sente, fisicamente, la luce su di sĂŠ, come fosse calda come quella del sole. Lo stesso principio, ma in modo meno elegante, è stato ripreso con The End di James Clar, dove lâeffetto luce che filtra viene reso da tubi fluorescenti.
Ipnotiche le opere in acciaio insufflato, come Inflated Steel Form di Alistair McClymont che, seppure siano cose giĂ viste e proposte da molti artisti, affascina per la delicatezza e la leggerezza che lâacciaio riesce ad comunicare. Altra opera molto delicata e minimale dello stesso autore è A Raindrop. Il principio di Inflated Steel Form viene rivisto anche da Morgane Tschiember con Bubble, sculture di legno e vetro, in cui il rapporto dialettico tra le due materie origina forme inconsuete ed affascinanti, anchâesse comunicanti immensa leggerezza.
Lâopera piĂš ironica e immediata è quella che accoglie il visitatore allâingresso: Bomb di Tony Oursler, che unisce tessuto, legno, fibre e un proiettore per mostrare una bomba dai grandi occhi e con la bocca carnosa impegnata in un lungo monologo.
Ci sono anche opere che riflettono sulla luce senza usare sorgenti luminose, come il fluo Why Be Blue! di Guillame Leingre, che ha lasciato lâimpronta della propria mano su una superficie in seguito a una performance avvenuta il giorno dellâinaugurazione, unâopera minimalista che ricorda Fluxus.
Silvia Tozzi
mostra visitata il 7 marzo 2013
dal 13 febbraio al 30 marzo 2013
James Clar, Matteo Fato, Raul Gabriel, Lori Hersberger, Guillaume Leingre, Alistair McClymont, Yari Miele, Tony Oursler, Ivano Sossella, Morgane Tschiember, United Visual Artists
Lumen Ray
Via Lambro 7 â (20129) Milano
Orari: da lunedĂŹ a venerdĂŹ 10-19