È dal 1992 che l’artista
immortala, con fotografie e video, migliaia di persone nude, ammucchiandole nei
luoghi più disparati della Terra, creando vere e proprie installazioni di nudo
su larga scala, dove il paesaggio funge da tela o, più spesso ancora, da
cornice.
I modelli, sempre diversi, sono
tutti volontari, disposti a prestare corpo e pazienza ovunque decida l’artista,
offrendosi in Messico, nel 2007, nella inimmaginabile quantità di 18mila anime
e rendendosi disponibili, nello stesso anno, anche per gli impervi e gelidi
ghiacciai svizzeri di Aletsch, dove in collaborazione con Greenpeace sono state
radunate centinaia di persone per sollevare un allarme di grande impatto visivo
sul riscaldamento globale del pianeta.
Nella personale milanese si
manifesta invece, sin dal titolo, la volontà di ritrarre la nudità unica e
irripetibile di uomini e donne,
appartenenza, quasi a proporre “un’attenta
considerazione della modernità, nel suo essere contemporaneamente individuo e
collettività”.
I volontari utilizzati per
questo particolare ciclo di immagini, realizzato nel decennio 2000-2010 e
presentato all’ultima Biennale di Mosca,
si concedono da soli all’obiettivo, o al massimo in coppia, stabilendo connubi
estetici e mentali con l’ambiente che li accoglie, nel tentativo di svelare la
singolarità celata di ciascun luogo.
Tunick, anche questa volta,
incornicia la bellezza della nudità pura come un omaggio all’equilibrio del
creato e della classicità, al di là delle etnie, delle età e dello status sociale,
ponendo la sua ricerca fuori da qualsiasi connotazione di natura estetica o
erotica, e oltre quei canoni di stabilità imposti dal pensiero globale
stereotipato.
Ma cosa rende tanto appetibile
una tale operazione? E cosa c’è di così irresistibile in un programma che vede
coinvolte, gratis, nella luce lieve e scomoda dell’alba, migliaia di persone? È
credibile che ad attirare così tanto, di questi tempi, sia la irresistibile
sensazione di leggerezza e libertà, in barba agli abiti che fanno il monaco e al
mito dell’eterna e bella giovinezza.
L’artista è da tempo oggetto di
dibattiti e discussioni, finendo pure in manette per “atti osceni” per ben otto
volte, fino a quando una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti non gli
ha dato ragione, consentendogli di lavorare senza più intoppi per le strade di
New York. Anche in Italia l’esperimento ha smosso un po’ di voci e, buttando
l’occhio in giro, a parte qualcuno che ancora grida allo scandalo, la reazione
più frequente che si coglie pare essere di stupore, di sorpresa e semmai di
apprezzamento verso il coraggio di riuscire a disobbedire alla regola del
conformismo dilagante.
La lezione che possiamo trarne
sta nella fluidità dell’idea mentre si realizza, non in quello che si aggiunge
dopo, dal di fuori. Certe operazioni vanno lasciate maturare, senza fretta di
giudizio, tenendo sempre in tasca l’idea che il buono dell’arte non sia
riconducibile solo a quello che si vede ma piuttosto rappresenti la miccia di
un pensiero altro e problematico, utile a far crescere l’individuo e la
società.
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Spencer Tunick – Everyone is unique
Mimmo Scognamiglio Arte Contemporanea
Corso di Porta Nuova, 46b (zona Porta Nuova) – 20121 Milano
Orario: da lunedì a sabato ore 15-19.30
Ingresso libero
Info: tel. + 39 026526809; fax +39 0236595527; milano@mimmoscognamiglio.com; www.mimmoscognamiglio.com
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