Categorie: milano

fino al 31.I.2011 | Roy Thurston | Milano, Fabbri Contemporary Art

di - 25 Gennaio 2011
Durante l’inaugurazione
milanese di Before the (very)eyes la galleria è andata riempendosi
velocemente. Tre ore più tardi, sul finire della serata, la gente ha fatto poi
molta fatica a svuotarla, andandosene lentamente. All’apertura di questa
personale sono stati pochi i fortunati a poter stare negli spazi della
Fabbri Contemporary Art godendo di un vuoto completo. Quel gruppetto però ha
potuto assistere a una visione rara. Riuscendo a contemplare un paesaggio
allestitivo e compositivo netto, poiché caratterizzato da tratti veloci e segni
profondi.

I varchi verticali, scanalature metalliche di Roy Thurston (Huntington, New York, 1949; vive a Los Angeles), infatti, si
trasformano mano a mano che l’occhio le codifica e le assimila. I bassorilievi
monocromi dell’artista diventano passaggi ottici reali, strutture quasi
fisiologiche quando si ha il giusto tempo di tenerli al di qua. Nel cavo degli
occhi. Non a caso infatti il titolo di questa personale, Before the
(very)eyes
, sceglie di far riferimento a tre dimensioni, a tre
valori scopici. E cioè: alla lettura della verità percepita, alla decodifica
senza possibilità dello svelamento e agli effetti sbalorditivi
dell’apparizione.

La mostra, che espone una decina di lavori, si presenta come un album
elegante, segnato da superfici di alluminio e rame, prima fresate e poi
smaltate. Le formelle, ben disposte e allineate con decisione alle pareti,
trasportano la luce su ogni dettaglio spandendo le superfici di piccole e medie
dimensioni. Il peso specifico di ciascuna opera, al di sotto dello smalto,
diventa pura invenzione, mentre quel che si vede saggia centinaia di geografie.
Territori racchiusi dalla pasta dei pigmenti, alle sfumature delle mani di
colore, dai ritmi delle fresature agli incavi dei bordi. Le fessure di Thurston
sono statica sottratta al tempo.

Uno dei pregi di questa
personale risiede nella curatela di Giuseppina Caccia Dominioni Panza, figlia
del noto mecenate e personale conoscitrice di gran parte del percorso
dell’artista. “Anche lui appartiene a quella fascia di artisti che usano il
colore: colore come tutto, per esprimere tutto
”, sostiene la curatrice.I suoi primi quadri
erano più ‘pesanti’: colori molto decisi, laccati, su pannelli di legno,
singoli o in coppia. Le superfici venivano trattate con delle striature molto
marcate, dove la luce si rifrangeva provocando giochi di ombre sempre diverse.
Da qualche anno le sue opere si sono ‘alleggerite’. Il legno è stato sostituito
da lastre di metallo sottili e di varie dimensioni: alluminio, acciaio, ottone
e anche rame; dipinte e non, trattate e non, rigate e lisce
”. E ancora: “L’effetto è molto
diverso: le prime assorbivano la luce e anche lo spettatore, con una luce
leggera che fuoriusciva dalla superficie; le seconde riflettono, avvolgono lo
spettatore, quasi lo attraggono. I colori sono importanti, ma anche le lastre
d’acciaio dove ci si vede come in uno specchio, danno profonde emozioni
”.

Tra ripetizione e svolgimento,
le monocromie di Thurston diventano dunque direzioni, assiomi Before the
(very)eyes.

ginevra bria

mostra visitata il 2 dicembre 2010


dal 2 dicembre 2010 al 31 gennaio 2011

Roy Thurston – Before your (very) eyes

a cura di Giuseppina Caccia Dominioni Panza

Fabbri Contemporary
Art Gallery

Via Stoppani, 15c (zona Porta Venezia) – 20129 Milano

Orario: da martedì a venerdì ore 10.30-13 e 16-19.30; sabato su appuntamento

Ingresso libero

Catalogo disponibile

Info: tel. +39 0291477463; info@fabbricontemporaryart.it;
www.fabbricontemporaryart.it

[exibart]

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