“Non c’è niente da dire, c’è solo da essere, c’è solo da vivere”.
Il 21 luglio 1960 alla galleria Azimuth, Piero Manzoni propone l’evento “Consumazione dell’arte, dinamica del pubblico, divorare l’arte”, nel corso del quale invita il pubblico ad intervenire attivamente consumando le opere esposte, centocinquanta uova autenticate dalla sua impronta digitale. Ogni separazione nel rapporto tra arte e pubblico è eliminata: l’opera viene letteralmente consumata, mangiata, assorbita, metabolizzata e digerita. Di questo pasto rimangono, come testimonianza, alcune uova, una serie d’esemplari numerati e firmati, realizzati nell’occasione dall’artista, tra cui “Uovo con impronta” delle Civiche Raccolte.
Provocazione o estrema mercificazione? L’opera data in pasto al pubblico, consumata nel corso dell’evento, in una comunione simbolica e, di contro, l’opera come feticcio che si dà come testimonianza e oggetto di culto: il ruolo dell’opera d’arte, nella sua duplice valenza è palesato così in modo ironico e provocatorio. L’uovo, alimento povero e quotidiano, diviene opera d’arte grazie alla scelta dell’artista, che, in quanto produttore d’arte “deputato” ne garantisce lo status e il valore, impresso attraverso l’impronta digitale. L’imposizione del segno, l’imprimatur certifica l’appartenenza dell’oggetto comune all’ambito artistico: le impronte digitali sono testimonianza di autenticità e originalità dell’opera, un ulteriore rafforzamento della firma, ma anche sigla concettuale ed espressiva, al pari delle lettere alfabetiche e delle linee sulle quali Manzoni lavora negli stessi anni, come si può vedere dai progetti qui esposti per la rivista “Gorgona” di Zagabria e dalle “Tavole di accertamento”.
In modo apparentemente leggero, ludico e ironico, con modi vicini e assimilabili al Nuoveau Réalisme, Manzoni compie una riflessione sull’arte e sposta l’attenzione dall’artefatto all’artefice, dal prodotto alla dimensione progettuale del processo artistico, anticipando problemi e temi che saranno oggetto delle ricerche concettuali: il rapporto tra l’opera e il pubblico, il significato sociale dell’arte e il ruolo e l’identità dell’artista Accanto al lavoro di Manzoni, la mostra propone un percorso ideale sull’uovo e sull’impronta attraverso opere di artisti operanti a Milano, da Adolfo Wildt a Luciano Fabro passando per Eros Pellini, Fausto Melotti, Lucio Fontana e Remo Bianco. L’uovo è, infatti, un tema molto frequentato nella tradizione artistica, denso di significati simbolici legati alla forma conchiusa e generatrice, evocatrice della potenzialità e della nascita e del rinnovamento della natura e per traslato dell’arte
Piero Manzoni (Soncino, Cremona 1933 – Milano 1963) è fra gli artisti che hanno contribuito più radicalmente al rinnovamento dell’arte italiana. Inizialmente influenzato da Fontana e Burri, dopo aver visto i monocromi di Yves Klein in mostra a Milano nel 1957, passa alla realizzazione degli “Achrome”, monocromi bianchi, con i quali propone un’idea di pittura come “spazio di libertà”, immagine assoluta che è negazione ma anche apertura verso nuovi valori, non più rappresentazione di altro da sé. E’ tra i fondatori insieme con Enrico Castellani e Vincenzo Agnetti della rivista Azimuth e dell’omonima galleria, che ha avuto un ruolo fondamentale nel rinnovamento dell’arte astratta post-informale.
Rossella Moratto
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Un genio...che altro dire?
Io lo adoro.
Ho letto da qualche parte che fosse discendente di Alessandro Manzoni, vi risulta?
Com'è che il sito non si apre? Errore di trascrizione oppure il sito è in panne?
hanno battuto un suo lavoro da Christie's a londra per un miliardo e quattro !!!
non mi risulta
Complimenti x la redattrice dell'articolo,
sempre attenta e partecipe alla particolarità
diogni artista
certo che era discendente di alessandro manzoni!
Ma la merda dentro e' vera? E' sua?
un gran coglione!!!!!!che artista può essere uno che diventa famoso rappresentando della merda in una scatola!!!!!