Può sembrare strano come, a volte, con la massima semplicità si riesca a ricreare il massimo della complessità . E altrettanto inusuale può essere ricostruire un mondo assolutamente estemporaneo attraverso i mezzi più concreti, terreni, materici. Pierluigi Calignano (Gallipoli, Lecce, 1971), in mostra da Antonio Colombo, sembra riuscire perfettamente in questo intento, quasi senza volerlo. Quasi senza accorgersi che la sovrapposizione tra l’LSD -la celebre droga della generazione hippy anni Settanta- e la disarmante semplicità delle luminarie popolari di paese può produrre effetti inaspettati, magie visive assolutamente coinvolgenti.
In mostra l’artista pugliese presenta cinque sculture in legno grezzo di struttura circolare, vere e proprie ruote, al cui centro sono disposte oltre tremila lampadine colorate, accese in filari concentrici. L’azzurro, il bianco, il rosa, il rosso e il giallo si intrecciano e si inseguono in una continua sovrapposizione di effetti visivi, amplificati dalle luci e addolciti dalle curve decorative che richiamano motivi vagamente floreali. L’effetto complessivo ha un sapore nostalgico, è una visione allucinatoria che rimanda alla beatlesiana Lucy in the Sky with Diamonds, che spinge verso la tentazione di perdersi in quelle visioni irreali e caleidoscopiche. E, contemporaneamente, si pensa ai luna park, alle feste popolari di paese, con la pizzica salentina che probabilmente Calignano ha ancora nel sangue.
Un ulteriore rimando è alla sacralità delle vetrate delle chiese gotiche, ad una luminosità inconsulta e onirica impossibile da spiegare razionalmente. Eppure, è tutto estremamente semplice. Lo è il materiale utilizzato dall’artista per le sculture, lo è la struttura stessa delle ruote, lo è la disposizione dei lavori all’interno della galleria. E lo sono i disegni che accompagnano le opere, distribuiti alle pareti come un corredo esplicativo.
Si tratta di una serie di 150 carte realizzate con la tecnica del monotipo, in base alla quale si creano sulla superficie effetti decorativi stampati come con un timbro. Vengono infatti stesi sul foglio degli smalti colorati (in questo caso, dai colori solari e vivacissimi che riprendono i cromatismi delle sculture), quindi attraverso la piegatura del foglio stesso risulta una riproduzione delle forme, sorta di stampo decorativo dal sapore vagamente tribale. Quasi a costituire uno scheletro delle visioni barocche delle sculture lignee, a spiegare un effetto visivo che potrebbe abbagliare e confondere la mente. Come fa l’LSD, come fa il raggio lisergico, l’L-Ray che dà il titolo alla mostra. All’insegna di un dolce, soporifero, obnubilamento dei sensi.
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patricktuttofuochizzation
Belli Belli Belli!!!
Bravo Monsieur De Calignax!