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Fino al 8.VI.2014 | Luca Meda, La felicità del progetto | Triennale, Milano

di - 29 Maggio 2014
La Triennale propone una mostra interamente dedicata a Luca Meda, architetto, designer e artista milanese vissuto nel secondo dopoguerra e prezioso per il contributo che, assieme alle aziende della realtà industriale lombarda, ha dato alle case degli italiani con i suoi oggetti e progetti.
Formatosi alla scuola di Ulm alla fine degli anni ’50, Luca Meda focalizza le sue energie spostandosi continuamente dall’architettura al design, dal disegno all’oggetto fisico.
L’allestimento della grande stanza che ospita questo racconto monografico, rispecchia questo altalenarsi di macrotemi all’interno della sua vita professionale.

Schizzi, disegni tecnici, prototipi e campioni di produzione si alternano ritmicamente invitandoci a fare nostro il metodo progettuale di Meda, a immedesimarci pienamente negli scenari del quotidiano che si immagina per i suoi oggetti. Macchine del caffè popolano spiagge, condomini si poggiano su tavolini da tè e grandi librerie solcano i mari come degli imponenti piroscafi senza mai tuttavia discostarsi dal mondo reale a cui questi arredi appartengono. Il fascino della resa sta proprio nel fatto che nello stesso disegno convivono una donna nuda sconsolata che siede a un tavolo, definita da pochi e semplici tratti della penna, e il dettaglio tecnico dei pezzi che compongono la gamba del tavolo stesso.
Nella serie di schizzi Studi per divano, per esempio, si inscenano dei veri e propri momenti narrativi, grazie alla presenza di una figura femminile ora placida, ora sensuale, distesa o seduta, grazie ai quali è il divano vero e proprio a voler raccontare la sua storia.
L’intento di questa mostra sembra essere proprio quello di dare vita agli oggetti che la popolano, esattamente come ci si immagina prendessero vita nella mente di Meda nel momento in cui progettava. Grandi tavoli bianchi ospitano gli schizzi e i disegni più piccoli e qualche piccolo prototipo in legno, alle pareti i grandi disegni di architettura, mentre i pezzi di arredo, quasi tutti prodotti da Molteni, si impongono sparsi poggiando su grandi basi bianche. Di certo questa organizzazione spaziale del materiale non è di grande aiuto a capire le fasi della vita professionale di Meda, che sembra così aver prodotto le proprie idee contemporaneamente e confusamente zigzagando dall’arredo, all’elettrodomestico, al padiglione.
La cosa che sicuramente emerge di più come filo conduttore è la chiarezza con cui egli concepiva i propri progetti: negli scenari che costruisce su carta, tutto ciò che è contesto viene connotato da un nervoso segno nero a biro più volte ripassato, abbozzato, sbavato, mentre è al contrario un segno nitido e pulito a caratterizzare l’oggetto d’arredo, campito con colori pieni e forti. Lo stesso vale per i prototipi, di gran lunga più interessanti dei pezzi finiti, dove alcune parti sono visibilmente scarabocchiate a pennarello per evidenziare le correzioni che Meda e le aziende con cui si interfacciava avevano con molta probabilità intenzione di apportare.

Elisabetta Donati de Conti
mostra visitata il 7 maggio
Dall’8 maggio all’8 giugno 2014
Luca Meda, La felicità del progetto
Triennale di Milano.
Viale Alemagna, 6, 20121. Milano
Orari: da Martedì a Domenica dalle 10.30 alle 20.30, il Giovedì dalle 10.30 alle 23.00

Mi occupo di design contemporaneo, ma la verità è che mi piacciono una marea di cose, l'arte, l'architettura, la musica, il cinema, le scienze. Così alla fine è un gran problema, innamorarsi sempre di tutto. E quindi scrivo, scrivo perché sono curiosa e posso ascoltare le storie della gente. Il mio traguardo nel prossimo futuro? Riuscire a fare la spesa senza plastica. La plastica sì che è una cosa seria.

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