Prima dell’inaugurazione, in galleria c’è già fermento. Qualcuno, attirato dall’esposizione, entra e chiede conferma:
“È un Boetti, vero?”, domanda un ragazzo indicando un arazzo quadrettato e coloratissimo. In verità si tratta di
It does not matter how slowly you go as you don’t stop, un lavoro che riecheggia i codicilli boettiani, ma per ora è solo uno
studio appeso alla parete più prossima alla soglia. Questo ricamo su telaio, di piccolo formato, è il primo di una serie di arazzi, già ideati ed esposti in aprile alla DDM Warehouse Gallery di Shanghai.
Negli spazi della piccola galleria di Fabio Paris sono presenti tutte le declinazioni di un’indagine approfondita qualche mese fa. Selezionando i principali motori di ricerca e programmi di
instant messaging cinesi,
Alterazioni Video ha individuato tutte quelle parole ed espressioni proibite al momento dell’entrata nei circuiti web locali. Lavorando con meccanismi di
anonymizer dislocati su due continenti, il gruppo è entrato nei principali sistemi di filtraggio linguistico per decriptare ogni barriera preposta alla “libertà di pensiero”. La codifica di quest’analisi ha portato a una produzione artistica
per e
sul significato del
significato.
Lo scopo del collettivo è stato quello di restituire all’origine della dialettica, e dell’utilizzo quotidiano, quei termini e quelle parole incriminate dalla legge. Un’espressione come
anticomunist, ad esempio, è stata replicata attraverso il ricamo e l’esposizione in galleria dei
Tappeti, gli arazzi cuciti direttamente da Alterazioni Video. I telai, geometrici e colorati, ripropongono in caratteri occidentali il segno di questo lemma, diventato un potenziale dispositivo quasi apotropaico. Con lo stesso procedimento, sono state apposte alcune frasi anti-politiche e anti-sociali su alcune sacche in plastica. Le borse sono state poi gratuitamente distribuite nelle piazze, nelle botteghe e fra la gente di Shanghai. Così facendo, le
frasi in-censurate sono state rimesse in uso, passando quasi inosservate, come elementi normalmente in circolazione.
Grazie alla restituzione visiva della parola, Alterazioni Video ha cortocircuitato l’illegale, prima legittimato nel vissuto e poi restituito all’ambiente semantico di appartenenza, sotto forma di significante.
Humus, quest’ultimo, a oggi considerato dal regime
fuorilegge. In galleria, come residuo o risultato di questo studio sociale, appaiono alle pareti alcuni arazzi, una serie di quattro fotografie e infine la preziosa
Matrice, un imprinting-scultura di giada con la quale è stata stampata la lunga pergamena dell’installazione posta al centro della sala. Installazione che ripropone gli anagrammi decrittati, trasformati in sigilli di giada in rilievo, poi impastati d’inchiostro e, infine, stampati su un lungo rotolo-papiro di carta bianca.
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bravi paolo e luca, fate i barbieri a niu iorc e vi chiamano alla biennale.
bella mostra di se.
ma cosa c'è scritto esattamente in questa recensione....????? Non ho capito se la colpa è della giornalista o degli artisti.... boh
Io ho l'impressione che si tratti di aria fritta alla milanese.