Ancora una volta la Cina regna. Ancora una volta il fascino indiscreto dell’oriente stende la sua ombra controversa sull’arte contemporanea, e torna da Marella: una galleria che nell’arte cinese dei nostri giorni ha trovato da tempo la propria cifra stilistica. E questa volta la interpreta con un artista che del mondo orientale rappresenta il volto oscuro, ambiguo, misterioso. Attraente e angosciante nello stesso tempo.
Ma Liuming ha trentasette anni, ma potrebbe dimostrarne quindici come sessanta. Ha il volto di donna, il corpo acerbo di un adolescente, lo sguardo di un vecchio saggio. Si mantiene enigmaticamente in bilico tra il naturale e il soprannaturale, tra il femmineo e il maschile, tra l’uomo e l’ermafrodita. Ragioni sufficienti, probabilmente, per porre se stesso al centro della propria indagine artistica, ripercorsa e analizzata da questa mostra poliedrica.
Il suo esordio, nella metà degli anni Novanta, si muove nel solco della performance. Alcuni esempi delle sue esibizioni (celebre quella di Lisbona, del 1994) sono qui documentati da una serie di fotografie in bianco e nero, in cui ad essere protagonista è sempre l’artista stesso: la sua nudità intellettuale, esangue, scarna. Scavata interiormente ed esteriormente da una sofferenza che non scuote: immobilizza. Blocca i fremiti in una malinconia senza tempo, in un senso di sonnolenza. La sonnolenza silenziosa di un uomo che dorme, come avviene nella video-installazione presentata in galleria: cinque schermi disposti in circolo che riprendono ciascuno, in diverse posizioni, Liuming immerso nel sonno. Nulla di nuovo, se vogliamo. Molto più interessanti le prove pittoriche del protagonista: una serie di olii su tele di grandi dimensioni che rappresentano la sua produzione più matura. Ancora una volta, la prospettiva è antropocentrica, egocentrica per l’esattezza.
È sempre il volto dell’autore ad essere interprete e interpretato. Un volto assorto, immobile, fisso nella sua fissità. Un volto in primissimo piano, su sfondo neutro, un volto doppio, un volto a metà. Un volto di uomo/bambino che emerge da una vasca da bagno come da un sepolcro etrusco. Ma anche –e qui sta l’originalità– un volto che si assottiglia fino al limite estremo della figurazione, quasi a trasformarsi in una fiamma sottile che continuamente langue e risorge. Chissà se Ma Liuming conosce Alberto Giacometti. Chissà se ne ha mai colto l’escavazione esistenziale, nata dalla scultura e trasposta in pittura. Chissà. Certo è che l’idea dello scavarsi dentro, del nascondersi, del consumarsi fino a scomparire pervade inesorabilmente gli esempi della pittura dell’artista cinese. Ma forse è solo un dejà-vu. Permeato da quel senso di malinconico straniamento che lento pervade questa esposizione. E penetra nelle ossa.
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barbara meneghel
mostra visitata il 4 aprile 2006
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basta cinesi!!
Ma Marella basta con ste sxxxe... quanto li paghi in Cina? 5 dollari cadauno?
La qualità si vede... quando c'è!
w il mercato asiatico!!!
Tra un po' prenderai i turchi?