Il Metropol di Dolce & Gabbana, con la sua atmosfera patinata e fashion, è forse la cornice azzeccata per la seconda tappa, dopo quella dei Musei Capitolini, di questa mostra fotografica dedicata al maestro
Herbert List (Amburgo, 1903 – Monaco di Baviera, 1975).
Benché sia evidente l’influenza dell’artista tedesco sulla fotografia di moda contemporanea, ad accumunare due mondi tanto distanti come quelli di List e del duo di stilisti siciliani non è soltanto questo: ci sono senz’altro anche un profondo amore per il Mediterraneo, per quegli scorci impagabili in cui natura e arte millenaria si intrecciano, per l’umanità eroica della sua gente e un’indubbia capacità di rappresentarne la carica di sensualità (potremmo definirla omo-sensualità) con eleganza e passione.
A rendere però unico lo sguardo di List, viaggiatore curioso, innamorato del nostro Paese, del suo mare e del suo patrimonio artistico, sono le radici nordiche di cui è intriso e l’abilità nel cogliere nei soggetti più semplici, dietro le apparenze, il mistero della bellezza e della fragilità umana.
Un centinaio i capolavori esposti grazie al sodalizio tra Magnum Photos, Contrasto e List Estate: si va dalle fotografie metafisiche degli anni ’30, con il loro stile enigmatico “rubato” al surrealismo, ai ritratti di alcuni illustri amici di List.
Negli anni ’50 immortalò, infatti, i principali protagonisti delle avanguardie artistiche e culturali: persone che aveva conosciuto, che ammirava e da cui traeva ispirazione (
de Chirico,
Morandi,
De Sica per citarne solo alcuni). Sono esposti nella grande sala scura anche due reportage: quello della tonnara di Favignana e quello forse più rappresentativo della Casa Verdi, toccante omaggio alla solitudine della vecchiaia, eseguito per la rivista “Epoca” nella casa di riposo per cantanti e musicisti della Scala di Milano.
Cuore pulsante della mostra sono però senza dubbio i numerosi scatti in bianco e nero catturati da List durante i molti viaggi che lo condussero nella nostra penisola. In esposizione, alcuni inediti e molte
vintage print. Napoli e la Liguria fanno da spettacolare sfondo a corpi di giovani uomini seminudi, tra luci e ombre, e chiaroscuri che ricordano il suo amico de Chirico. Indiscutibile la carica erotica, stemperata però dal rigore quasi classico, da un’austera compostezza, da tocchi di romanticismo ed eleganza.
La Roma degli anni ‘50, invasa soltanto da biciclette e passanti, prelati dalle tonache nere e bambini chiassosi, viene invece celebrata da istantanee in cui opere antiche e gente comune convivono, in cui luci e forme creano composizioni dall’equilibrio perfetto, in cui attimi banali della vita quotidiana si trasformano in rari e preziosi frammenti di vita, simboli della struggente transitorietà della bellezza.
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concordo con mariagrazia.
la fondazione prada ha una storia, produce cultura da un pò.
questi aprono il cinema per le loro sfilate e per il salone. una volta che aprono per una mostra d'arte e non per una promozione di un prodotto fanno pagare 7 euro. queste cose vanno dette!!!
forse è per pagare il fisco o gli avvocati contro report...bella figura domenica il nostro made in italy...
ben vengano fondazioni nuove per l'arte in questa milano assonnata e ancora coperta dalla pioggia.
ma quegli zarri di dolce e gabbana potevano evitarsi di far pagare il biglietto 7 euro. non ne hanno proprio bisogno. soprattutto per una mostra così classica. il risultato è che sabato pomeriggio il metropol era deserto, mentre a due passi, da fondazione prada c'era molta più gente.