Categorie: Moda

Arte, Moda e Ideologia alla 73esima edizione del Festival di Sanremo

di - 12 Febbraio 2023

Si è chiusa la 73esima edizione del Festival di Sanremo che in questi ultimi quattro anni, complice la direzione creativa di Amadeus, è riuscito ad avvicinare le nuove generazioni. Lo confermano gli ascolti record, una serie importante di ospiti e artisti coinvolti, il fatto che la moda, da fenomeno elitario, si sia ultimamente legata in modo forte a questo evento nazional-popolare (si è parlato a buon titolo di Sanremo Fashion Week) fino al Fantasanremo e alla lunga serie di meme che girano sui social. Se il vincitore – Marco Mengoni con la canzone Due vite – è stato confermato, resta la sorpresa della classifica con i top 5 che ha visto la scalata di artisti meno noti al grande pubblico: rispettivamente al secondo posto e al terzo posto le due giovani rivelazioni Lazza con Cenere e Mr Rain con Supereroi. Quarto è Ultimo con Alba, quinto Tananai con Tango, che dalla scorsa edizione si è fatto apprezzare grazie alla sua autoironia, mentre Giorgia, con Parole dette male, si è fermata al sesto posto. Una finale tutta al maschile, tanto che lo stesso Mengoni, ritirando il premio, ha ricordato le artiste che non sono arrivate sul podio, sottolineando un’ingiustizia di genere che funge da specchio attuale del Paese. Un’edizione ricca di temi su cui riflettere. Qui alcuni spunti che hanno fatto discutere e animato questa 73esima edizione.

Chiara Ferragni in Schiapparelli

Stylist e artisti: una grande sfida a colpi di look. Il genderless è morto?

La moda è sempre più protagonista a Sanremo. Da quando Achille Lauro e il rockstar stylist Nick Cerioni hanno inaugurato una serie di performance in cui la moda contribuiva a costruire l’immaginario dell’artista, l’interesse del fashion system al Festival è cresciuto in maniera esponenziale. Anche se questa edizione è stata forse meno “spettacolare” rispetto alla precedente dove lo stesso Lauro, Mahmood e La Rappresentante di Lista avevano portato in scena outfit più scenografici, quest’anno abbiamo visto più variazioni sul classico eveningwear con tanto di paillettes, Swarovski e presenza di elementi metallici. Esemplificano bene questa tendenza, il duo Paola e Chiara che tornano insieme dopo anni e con Furore in mise scintillanti firmate Dolce & Gabbana, styling di Nick Cerioni e coreografie di Luca Tommassini. Come ha scritto anche il critico e giornalista Antonio Mancinelli: <<Artiste in abiti da gran sera, in mise couture da principessa o da signora. Cantanti in completo – soluzione che non vedevamo da anni – qualcuno addirittura in cravatta. Sembra che da Sanremo, il messaggio della cultura pop sia quello di ritornare a un vestire formale e soprattutto ben differenziato: abiti da donna, abiti da uomo, a prescindere dagli orientamenti sessuali. È la morte del genderless come lo abbiamo conosciuto e assimilato attraverso la lezione di Alessandro Michele, ex direttore creativo di Gucci? Oppure, come speriamo, è il suo superamento pacifico, dove si dà per scontato che indossare una gonna o mettersi lo smalto sia un tipo di soluzione estetica valida per ragazzi e ragazze? E cioè che argomenti come la diversity, l’inclusività o la body positivity, quando accostati alla moda, ne subiscano lo stesso destino: essere dimenticati in fretta, in attesa della prossima tendenza”.

Elodie

Sulla strada di un moderno classicismo, lo stylist e designer Lorenzo Oddo ha scelto per il giovane Olly Canaku, brand emergente con una forte identità, con cui ha definito 4 look custom-made che puntano alla sartorialità sia nei materiali che nelle forme, attingendo da una selezione di capi tipici del guardaroba classico maschile. Mentre per Levante – amica e artista di cui Odddo segue da anni stilisticamente il progetto musicale – ha immaginato il guardaroba di una supereroina contemporanea firmato da Etro by Marco De Vincenzo. Tra gli altri stylist super star Lorenzo Posocco (che segue Dua Lipa) ha scelto il registro della sensualità per due big come Elodie (con Atelier Versace, Gucci e The Attico) e Marco Mengoni con una serie di look in pelle nera e poi il gilet custom made Atelier Versace abbinato a pantaloni sartoriali, entrambi ispirati alle collezioni Versace anni ‘90. Un’appropriazione culturale che aveva all’epoca anche un valore sociale e simbolico che, secondo le parole di Andrea Batillla, è lontano dal senso attribuito dallo stesso Mengoni con la sua canzone. Del resto, in tema di appropriazione e spoliazione culturale è esploso il caso Ferragni/Dior. Tra gli stylist e artisti che hanno provato a rompere qualche schema, Giuseppe Magistro ha lavorato sui look di Colapesce e Dimartino con brand meno riconoscibili e lontani dal trend glitter e lustrini, Simone Folli stylist che con Rosa Chemical ha riportato sulla scena la moda fluida in linea col personaggio, fino a Simone Furlan che ci ha fatto vedere Madame non vestita da uomo ma in un percorso in cui l’estetica del brand ha dialogato con l’artista e il suo brano.

Chiara Ferragni Pensati Libera

Ideologia, corpo, attivismo femminista, le polemiche intorno ai look di Chiara Ferragni e non solo

Se l’intenzione di Amadeus nell’allargare l’audience verso i giovani puntando sui temi per loro importanti è sicuramente riuscita, dall’altro pare voglia affidare alle sue co-conduttrici messaggi politici che parlano di attivismo, inclusione e diversità. Ogni sera si è sollevato un tema differente con Chiara Ferragni, Paola Egonu (medaglia d’oro alla Volleyball Nations League) fino alla giornalista Francesca Fagnani, conduttrice della trasmissione cult Belve, e l’attrice Chiara Francini. E proprio gli abiti custom della Ferragni creati da Maria Maria Grazia Chiuri, direttore creativo di Dior sui temi contro l’odio e con la frase “Sentiti Libera” hanno scatenato diverse polemiche.

Paola e Chiara in Dolce & Gabbana

E non a torto, in primis, per non aver riconosciuto i crediti dell’artista a cui non è stata riconosciuta la paternità dell’opera: l’autore è cicatrici.nere, street artist, che lo dimostra con un video su Instagram, e dalla cui opera Claire Fontaine ne ha ripreso l’idea. Un’altra appropriazione culturale di cui rispettiamo la buona intenzione dell’abito-manifesto che voleva lanciare un chiaro invito a tutte le donne di liberarsi dalle costrizioni che la società impone ed essere forti. Per l’ultima serata, invece, gli abiti-scultura di Chiara Ferragni – creati da Daniel Roseberry per Schiaparelli – sul tema della madre guerriera e della sacralità della maternità, <<Non essere considerate solo apparati riproduttivi è la scelta per cui combattere ogni singolo giorno!>>. Temi sicuramente importanti e bene che a parlarne sia una figura influente come la giovane imprenditrice, ma che si scontrano con la realtà a partire dallo stesso Festival di Sanremo, dove – come ha osservato Jonathan Bazzi, <<il potere resta un affare da maschi>> e con un immobilismo di fatto sui grandi temi dove <<ci si riempie la bocca col femminismo e la difesa dei diritti ma poi nei grandi fenomeni di massa poco o nulla è cambiato. Sanremo sta confermando tutto ciò… la macchina ideativa e di potere rimane in mano agli uomini: sono gli uomini a decidere, condurre, affidare le parti>>.

Marco Mengoni in Versace

La critica di Bazzi centra un punto in cui le donne sono <<chiamate anche a educare, dispensare contenuti edificanti>>, ma lo schema rimane invariato. Grande merito di Amadeus, però, è l’aver trasformato questo festival in momento mediatico di assoluto impatto e business (vedi i numerosi inserti commerciali) sforzandosi di dare spazio ai giovani e puntando su temi in grado di accontentare tutti i target che oggi parla linguaggi differenti, tanto da attrarre il mondo della moda che anni fa non si sarebbe mai associato al Festival.

Rosa Chemical in Moschino

Sanremo 73 come il festival dell’Amore: i momenti che lasceranno il segno

Se è subito diventato un meme Gianni Morandi che spazza il palco dell’Ariston dopo la distruzione senza senso di Blanco, tra gli altri momenti memorabili resteranno la performance di Rosa Chemical che bacia con passione Fedez che ha creato un mare di polemiche, superando la dibattuta canottiera di Leo Gassmann. Come ha dichiarato lo stesso artista: <<Era una perfomance, siamo artisti e facciamo anche quello. Io al Festival volevo mandare un messaggio di amore, di libertà e di uguaglianza. Se sono arrivato ottavo dopo tutte quelle polemiche, significa che mi hanno capito e che il messaggio è arrivato>>.

Coma Cose in Vivienne Westwood

In tema di amore e di messaggi positivi hanno annunciato il loro matrimonio i Coma Cose, che hanno portato a Sanremo una canzone autobiografica sulla crisi, L’Addio, che gli ha valso il premio Bardotti per il miglior testo. Sul palco grazie al lavoro della stylist Giorgia Cantarini, hanno voluto rendere omaggio alla figura indipendente e rivoluzionaria di Vivienne Westwood. Per l’ultima sera Francesca Mesiano, in arte California, ha indossato un abito da sposa bianco satin della collezione Vivienne Westwood Bridal Made-To-Order. Fausto Lama, all’anagrafe Fausto Zanardelli, ha vestito un completo tartan in lana vergine con waistcoat jacket. Tutto impeccabile. Dopo tante polemiche un momento genuino di happy end ci voleva!

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