Categorie: Mostre

Adel Abdessemed traduce la complessità dell’esistenza su fogli da disegno

di - 20 Dicembre 2025

Fino al 28 febbraio 2026, la Galleria Continua di Roma ospita Primavera Romana, mostra personale di Adel Abdessemed che riunisce un ampio corpus di disegni realizzati tra il 2010 e il 2025. Il progetto espositivo, pensato specificamente per gli spazi romani della galleria, concentra l’attenzione su un linguaggio spesso considerato laterale rispetto alla complessità della sua pratica ma che qui emerge come dispositivo centrale: il disegno. In mostra si susseguono fogli di grande e medio formato, organizzati per nuclei tematici, che restituiscono un percorso denso, attraversato da questioni legate alla spiritualità, alla politica, alla violenza e alla precarietà dell’esistenza.

Adel Abdessemed, Nature morte, 2023-2024, carbone e pastello su carta, 271 x 230 cm, 106.69 x 90.55 in, Courtesy: l’artista e GALLERIA CONTINUA, Copyright: © Adel Abdessemed, Paris ADAGP 2025, Foto: Giorgio Benni

Nato a Costantina, in Algeria, nel 1971, Adel Abdessemed vive e lavora a Parigi. Dopo la formazione in Algeria, si trasferisce in Francia, dove sviluppa una pratica che attraversa media diversi – video, fotografia, disegno, pittura, performance e installazione – mantenendo sempre una tensione critica nei confronti delle immagini e dei sistemi di potere che le producono. Esposto in istituzioni internazionali come il MoMA e il PS1 di New York, il Centre Pompidou di Parigi, la Tate Modern di Londra, e presente più volte alla Biennale di Venezia, Abdessemed ha costruito un lavoro riconoscibile per l’impatto diretto e spesso disturbante delle sue immagini. In Primavera Romana questa pluralità di linguaggi si concentra sul disegno, inteso come campo autonomo di riflessione, in cui il gesto grafico diventa veicolo di una forte intensità emotiva e simbolica.

Primavera Romana exhibition views Galleria Continua, Roma. Photo: Giorgio Benni

La sala principale della mostra è dedicata a opere che affrontano il tema della spiritualità, declinata come spazio di conflitto e di interrogazione. Pochi mesi prima del suo arrivo in Francia, Adel Abdessemed si reca al museo Unterlinden di Colmar per vedere la pala d’altare di Isenheim di Matthias Grünewald. Il confronto con quella che è una delle rappresentazioni più estreme e perturbanti del Cristo sofferente nella storia dell’arte occidentale segna profondamente il suo immaginario.

Da quell’esperienza nasce una serie di disegni, tutti intitolati Histoire de l’art, oltre a quattro sculture a grandezza naturale, Décor, forgiate dall’intreccio di lame di rasoio e filo spinato. In Primavera Romana è esposto uno di questi disegni a carboncino su carta che ritrae il Cristo crocifisso, al quale l’artista ha aggiunto un braccio di filo spinato a doppio taglio. L’intervento altera l’iconografia tradizionale senza annullarla, introducendo un elemento di violenza contemporanea che amplifica la sofferenza della figura.

Adel Abdessemed, Histoire de l’Art, 2010, carbone e pastello su carta, filo spinato, 271 x 218 cm, 85.43 x 85.82 in, Courtesy: l’artista e GALLERIA CONTINUA, Copyright: © Adel Abdessemed, Paris ADAGP 2025, Foto: Giorgio Benni

Nella stessa sala trova posto anche Politics of the Studio, Pope, un grande disegno che restituisce l’ormai iconica scena di Papa Francesco solo in Piazza San Pietro durante il lockdown del 2020. La figura del pontefice appare piccola, quasi inghiottita dallo spazio vuoto, mentre la pioggia e il silenzio accentuano una sensazione di sospensione e fragilità. L’immagine, pur riconoscibile, sfugge alla dimensione documentaria per trasformarsi in una riflessione più ampia sulla solitudine del potere e sulla vulnerabilità delle istituzioni di fronte a eventi che ne superano il controllo.

Sempre nella sala maggiore compaiono due disegni della serie recente Politics of Drawing, raffiguranti un asino e un agnello. Animali tradizionalmente carichi di significati simbolici – l’asino come figura dell’umiltà e della marginalità, l’agnello come emblema di innocenza e sacrificio – vengono qui restituiti attraverso un tratto concentrato e teso che ne sospende la lettura allegorica. Le figure sembrano trattenere un’energia latente, come se fossero sul punto di oltrepassare il proprio statuto simbolico per diventare presenze ambigue, difficili da decifrare.

Adel Abdessemed, Politics of Drawing, Glass of Water, 2025, carbone e pastello su carta, 42 x 30 cm, 16.53 x 11.81 in, Courtesy: l’artista e GALLERIA CONTINUA, Copyright: © Adel Abdessemed, Paris ADAGP 2025, Foto: Giorgio Benni

Della stessa serie fa parte anche Glass of Water, disegno che sovverte fin dal soggetto l’apparente neutralità evocata dal titolo. L’opera ritrae infatti alcuni pesci che, invece di muoversi all’interno di un bicchiere d’acqua, si trovano chiusi nel recipiente di un frullatore. L’immagine introduce una tensione immediata tra immobilità e minaccia: il dispositivo domestico, silenzioso e inattivo, diventa il presagio di una violenza potenziale. Abdessemed concentra così, in una scena minimale, una riflessione sulla precarietà della vita e sulla condizione di sospensione, trasformando un gesto quotidiano in una metafora brutale ma trattenuta.

Adel Abdessemed, Nature morte, 2023-2024, carbone e pastello su carta, 65 x 50 cm, 25.59 x 19.68 in, Courtesy: l’artista e GALLERIA CONTINUA, Copyright: © Adel Abdessemed, Paris ADAGP 2025, Foto: Giorgio Benni

Un’altra sala è dedicata alle Nature Morte, serie di disegni realizzati sia a carboncino, sia a pastello. Vasi di fiori, frutti, candele e oggetti inanimati compongono immagini solo in apparenza pacificate. La scelta del genere tradizionale della natura morta diventa per Abdessemed un terreno di confronto tra l’estetica della composizione e una sottile violenza latente che emerge nel tratto, nelle cromie, nelle sproporzioni. Anche qui il disegno agisce come strumento di concentrazione, capace di trasformare elementi quotidiani in immagini cariche di una tensione emotiva che non trova soluzione.

Primavera Romana exhibition views Galleria Continua, Roma. Photo: Giorgio Benni

In sintesi, è possibile affermare che le opere in mostra sono accomunate da una dicotomia costante tra vita e morte, la quale tutto sommato attraversa l’intera pratica di Abdessemed. La serenità apparente del quotidiano – un bicchiere d’acqua, un animale, un gesto rituale – è sempre incrinata da un elemento di minaccia o di violenza latente, come se ogni immagine portasse con sé il ricordo della propria fine. Questo scarto improvviso agisce come un memento mori contemporaneo, privo di retorica ma carico di tensione etica.

La vita è sempre presentata come condizione fragile, esposta alla possibilità della perdita e della distruzione. Il disegno, ridotto all’essenziale, diventa così lo spazio in cui questa ambivalenza si manifesta con maggiore evidenza, rendendo ogni immagine un luogo di sospensione tra ciò che è vivo e ciò che può cessare di esserlo da un momento all’altro.

Nata a Bologna nel 1982, vive e lavora tra Bologna, Milano e Roma. Laureata in Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Bologna, oggi è curatrice indipendente di mostre d’arte in Italia e all’estero. Iscritta all’ordine dei giornalisti, scrive articoli di arte per Il Resto del Carlino e per altre riviste del settore. Sportiva, appassionata di viaggi e… totally art addicted.

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