Antonella Casazza
Dolore, denuncia, quindi catarsi e rinascita. E poi le ferite che rimangono, le resistenze, la parola oltre il silenzio, la forza della vulnerabilità. Sono questi gli estremi tra cui si muove Alice non ha paura, mostra collettiva cura di Ilaria Centola visitabile dal 14 al 30 novembre 2025, nelle sale di Palazzo d’Avalos a Vasto. Un progetto collettivo e necessario che affronta uno dei temi più urgenti e dolorosi del nostro tempo: la violenza di genere. Il progetto vede la collaborazione di una rete di istituzioni e associazioni impegnate da anni del supporto e nella protezione delle donne vittime di abusi: Regione Abruzzo, Comitato per l’Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio Chieti Pescara, l’Associazione Dafne ETS e il Centro Antiviolenza DonnAttiva. L’inaugurazione sarà accompagnata da una live performance.
La mostra nasce come parte delle iniziative promosse in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che ricorre il 25 novembre, ma la sua urgenza va oltre la cronaca: Alice non ha paura è un invito a guardare in faccia la violenza, a nominarla e a trasformarla in consapevolezza collettiva.
Ilaria Centola ha concepito la mostra come un racconto corale in cinque movimenti — Il Silenzio e l’Invisibilità, Il Corpo Ferito, La Voce che Rompe, Resistenza e Rinascita, L’Arte come Testimone e Azione — in cui le opere di 24 artiste e artisti danno forma a un’unica, potente voce. In mostra: Isobel Blank, Antonella Casazza, Humberto Cazorla, Carolina Cuneo, Sabrina D’Alessandro, Gianni De Paoli, Roberta Gatto, Barbara Grossato, Marc Vincent Kalinka, Gabriella Kuruvilla, Giovanna Lacedra, Max Marra, Florencia Martinez, il collettivo Mistiche Nutelle (Oscar Baccilieri, Vittorio Dario Brocadello, Mauro Luccarini, Maurizio Mantovi, Adriano Tetti), Michele Penna, Quena, Paolo Saladini, Livia Spinolo, Diego Tomasoni e Federica Zianni.
Tra installazioni, performance, pittura, scultura e fotografia, l’esposizione mostra come l’arte possa farsi non solo strumento di espressione, ma anche di cura e di azione politica. «L’arte non dà soluzioni, ma interroga, provoca, illumina ciò che spesso resta nascosto o ignorato. L’arte non cambia il mondo da sola, ma cambia le persone. E le persone cambiano il mondo. Per questo un percorso espositivo tematico contro la violenza di genere può diventare uno strumento educativo, emotivo e culturale potentissimo», spiega Centola.
Nel contesto di un impegno civile che coinvolge le istituzioni, la mostra si propone dunque come spazio di incontro e riflessione condivisa, dove la bellezza si misura con la realtà più dura. L’arte, in Alice non ha paura, è un atto di coraggio che restituisce voce a chi è stato messo a tacere e riporta al centro della comunità il diritto a vivere senza paura. A chiudere il percorso, una frase sospesa come una promessa: «Libertà è vivere senza paura».
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Trovo giusto che anche l'arte faccia il suo contro la violenza di genere