Categorie: Mostre

C+N CANEPANERI inaugura la nuova collettiva The Name of the Rose 2

di - 1 Ottobre 2024

The Name of the Rose 2 nasce dall’idea di partire dal colore rosa come lente d’ingrandimento sull’esperienza umana. Il colore come mezzo espressivo e come fine di un’esposizione in cui dialogano le opere di cinque artisti molto diversi tra loro, accomunati proprio dall’utilizzo del rosa nelle proprie composizioni. Le opere in mostra riflettono la volontà di Charles Moore di sfidare le disparità sistemiche del mercato dell’arte e al contempo mostrano la grande varietà di mezzi, tecniche e ispirazioni di artisti provenienti da culture e generazioni eterogenee.

Nelle tele di MJ Torrecampo ciò che balza subito all’occhio è la prospettiva rovesciata attraverso cui l’artista filippina, classe 1992, ricostruisce il punto di vista dei protagonisti delle proprie opere. La giovane pittrice riprende i protagonisti delle proprie opere dall’alto – o più in generale da prospettive insolite, le figure in primo piano osservano gesti e accadimenti in apparenza vicini a loro, eppure la distorsione dei connotati non permette di capire le reali proporzioni delle persone e degli oggetti che popolano le tele della Torrecampo. In questo caso, il rosa “umanizza” le scene e consente di distinguere chiaramente le figure umane – sebbene talvolta deformate o fuori contesto – e ciò che le circonda.

MJ Torrecampo, A Good Test Taker, 2024. Oil on canvas, 122 x 91 cm. Courtesy C+N Gallery CANEPANERI

Chigozie Obi utilizza la potenza espressiva del colore per raffigurare azioni di vita quotidiana, come mangiare un gelato o tenere in mano dei palloncini: nel fare ciò, l’artista nigeriana recentemente scoperta online dalla galleria Canepaneri è abile nel creare un forte contrasto tra il rosa che pervade le sue composizioni e i corpi delle ragazze di colore che popolano le scene dipinte. Sono corpi di una bellezza naturale e lucente, pieni di vita soprattutto grazie alle espressioni di felicità che la Obi costruisce attraverso pennellate decise e pungenti. Talvolta i colori si mescolano e i contorni di oggetti e ambienti appaiono indefiniti: la forza dell’espressionismo abbinata ad un’accurata rappresentazione della realtà diventa un mix perfetto per mettere in risalto l’estetica armoniosa della black culture.

Mie Olise Kjaergaard, Freeriding out of the arena, 2024. Courtesy C+N Gallery CANEPANERI

Nella stessa sala della Obi e della Torrecampo figurano una delle due sorprendenti opere dell’artista danese Mie Olise Kjaergaard, assoluta protagonista della Paris Fashion Week grazie alla mostra di Chloé Art, il nuovo progetto della maison francese che ha come obiettivo la valorizzazione di giovani artiste emergenti. Le sfumature del rosa, in questo caso, ci raccontano anche come l’artista che vive e lavora nella capitale danese cerchi di sovvertire il discorso tradizionale legato alla femminilità. Le sue donne reclamano spazio in modi insoliti, arrampicandosi su degli alberi o montando a cavallo, azione storicamente associata all’uomo. Nelle tele dell’artista scandinava i colori del cielo, della terra e degli oggetti che compongono la scena, un po’ come accade nelle opere di inizio secolo scorso del Cavaliere Azzurro di Kandinskij e Franz Marc, non corrispondono alla realtà ma piuttosto afferiscono a come la Kiaergaard vede le cose nel momento della stesura. Ed ecco che alla base del quadro troviamo un corso d’acqua (lo è realmente?) fatto di rapide pennellate tra il rosa, il bianco, il beige: il cielo e il suolo si confondono, si mischiano, il colore impedisce l’esistenza di un modo univoco di recepire l’espressività trasmessa su tela dalla pittrice.

Gonzalo Garcia, Bouquet (Fire) XXI. Courtesy C+N Gallery CANEPANERI

L’uomo artista uomo presente in mostra è il messicano Gonzalo Garcia, le cui composizioni floreali realizzate con colori quali il rosa, il lilla, un magenta intenso trasudano femminilità e delicatezza. Le forme sono talvolta sono spigolose, altre volte sinuose, fiori e forme animalesche fluttuano in un olio su tela di pregevole fattura. L’identità personale e la tradizione quotidiana messicana emergono al contempo con forza nell’unica opera presente in mostra, dal titolo Bouquet (Fire) XXI. Infine, vi è l’opera dell’inglese Harriet Riddell, artista e performer che utilizza la macchina da cucito per dare forma a narrazioni in cui il rosa è propedeutico all’interpretazione della propria realtà soggettiva. Il ricamo a mano libera è un interessante strumento tramite il quale l’artista britannica esplora il tema del rosa e della femminilità. L’opera che avrebbe dovuto essere in mostra, Prickled Pink, è rimasta purtroppo ferma in dogana al momento dell’opening, motivo per cui si è potuto ammirare un altro pezzo in tessuto in cui figura un gruppo di donne a loro volta impegnate proprio nell’atto del ricamare.

La mostra della C+N Gallery CANEPANERI è un’ottima occasione per scoprire artisti e artiste che la galleria segue da diverso tempo, finalmente presentati al pubblico italiano in questa notevole collettiva milanese.

Harriet Riddell, Prickled Pink, 2024. Mixed textile, 160×118 cm. Courtesy C+N Gallery CANEPANERI

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