Categorie: Mostre

Due o tre cose da scoprire in mostra alla Traffic Gallery di Bergamo

di - 8 Febbraio 2024

Nei tre ambienti caratteristici della Traffic Gallery di Bergamo saranno esposte, fino al 24 febbraio, le opere di tre artiste contemporanee che si destreggiano tra pittura e scultura: Lorenza Boisi (Milano, 1972), Elisa Muliere (Tortona, 1981) e Beatrice Meoni (Firenze, 1960). La mostra è a cura della storica dell’arte Cristina Principale e si intitola Due o tre cose…, un riferimento al film di Jean-Luc Godard, Deux ou trois choses que je sais d’elle (Francia, 1967). Il titolo ironizza sul fatto che il percorso di mostra si compone di alcune opere recenti e gioca in opposizione all’importante valore delle ricerche di queste tre artiste, massimamente interessanti nel panorama italiano.

In realtà, in mostra di opere ve ne sono ben di più. Infatti, l’esposizione comprende circa 30 elementi tra quadri a olio e acrilico e una selezione di elementi scultorei provenienti sia dalla vasta produzione di Boisi, che dagli ultimi esiti sperimentali di Muliere (Cap, ceramica secondo fuoco, due pezzi, 2017).

Veduta della mostra, Boisi, Meoni, Muliere, DUE O TRE COSE…, Traffic Gallery, Ph by Keizo Ueno, 2023, Courtesy of Traffic Gallery

Due o tre cose… è un percorso visivo ideale che non vuole individuare un modello di rappresentazione, anzi desidera far avvicinare lo spettatore alle singole peculiarità delle diverse pratiche artistiche, senza forzare somiglianze. Proprio per questo si potrebbe addirittura parlare di mostra tripersonale.

Veduta della mostra, Boisi, Meoni, Muliere, DUE O TRE COSE…, Traffic Gallery, Ph by Keizo Ueno, 2023, Courtesy of Traffic Gallery

Le voci di Boisi, Meoni e Muliere sono messe in discussione. Così individuali eppure così accomunate, proprio come si evince dalla famosa metafora di Ludwig Wittgenstein, che in uno dei suoi esercizi di logica si chiese se un recinto con un’apertura fosse ancora un recinto.  Il grande filosofo rispose che un buco non impedisce al recinto di svolgere la sua funzione. Pertanto possiamo pensare alle nostre culture come dei recinti bucati: nessuno cresce in una bolla astorica priva di tradizioni e l’apertura si fa punto di incontro, poiché grazie a essa possiamo accogliere nel nostro recinto oppure uscirvi. Non si perde la propria cultura, bensì dal confronto ne nasce una nuova.

Veduta della mostra, Boisi, Meoni, Muliere, DUE O TRE COSE…, Traffic Gallery, Ph by Keizo Ueno, 2023, Courtesy of Traffic Gallery

Ed è proprio in questa intimità culturale quotidiana che Boisi, Meoni e Muliere, si ritrovano e traggono ispirazione. Infatti Due o tre cose… pone i visitatori di fronte a opere ricche di scenari sospesi e fascinazione per il dettaglio, come se fossero delle seconde vite.

Dal testo curatoriale di Cristina Principale, L’interpretazione che lascia il posto alle cose, emerge un’interessante analisi delle tre ariste.

Veduta della mostra, Boisi, Meoni, Muliere, DUE O TRE COSE…, Traffic Gallery, Ph by Keizo Ueno, 2023, Courtesy of Traffic Gallery

Nelle tele di Lorenza Boisi traspare l’esercizio della riscrittura privata dell’io, attraverso la composizione di un album famigliare, niente affatto autoreferenziale, che si presenta anzi come un intreccio di visioni e ricordi condivisibili da molti. Il mondo fanciullesco di Boisi si presenta tuttavia nascosto dietro a un filtro, una patina del ricordo quasi malinconico, determinato dalla forza del tempo. Personaggi e atmosfere conosciute eppure lontane, percepibili forse solamente su altri piani astrali (The man who was many painters, olio su tela, 70×60 cm, 2019).

Beatrice Meoni, Ready to Change, Olio su Tavola, 120Ă—100 cm, 2023, ph by Keizo Ueno, Courtesy of Traffic Gallery

Tema cardine della ricerca di Beatrice Meoni è invece l’indagine della possibilità linguistica della pittura. Nelle tavole lignee esposte si nota una narrazione altamente poetica ed estetica del vivere. Le scene sono formate da dettagli visivi che ridanno vita a sensazioni e momenti altrimenti effimeri per quanto intimi.

I pezzi che formano le composizioni pittoriche di Meoni sembrano posati da una mano ambigua e pacata, uno a uno, in uno spazio tempo a sé stante, sul quale soffia un’aura leggera visibile ai bordi delle figure (Ready to change, olio su tavola, 120×100 cm, 2023). Nei lavori di Meoni vi è uno scalino tra il reale e un reale possibile, suggerito da pezzi di corpi e movimenti, pezzi di luoghi e oggetti. Un mosaico di frantumi vitali.

Veduta della mostra, Boisi, Meoni, Muliere, DUE O TRE COSE…, Traffic Gallery, Ph by Keizo Ueno, 2023, Courtesy of Traffic Gallery

Infine, con le opere plastiche e pittoriche di Elisa Muliere entriamo in una sorta di irrealtà dove a governare è il gesto compositivo e dove le forme non sono immediatamente riconoscibili, smottate dalla loro anima (Totentanz, olio su tela, 140 x 120 cm, 2023). Muliere cripta i suoi riferimenti figurativi e ne rivela solo le tensioni le quali creano uno scambio fluido e rigenerativo tra avviluppamenti e distensioni filamentose, senza tempo. Vi è in campo anche la tecnica analitica di autoascolto, lasciando che conscio e inconscio comunichino attraverso la creatività. Proprio per questo è interessante anche la sua ultima sperimentazione tessile e sonora presente in mostra: Dancing. 30 km/s (cotone dipinto, lana, riempimento sintetico, registrazione sonora 1’13”).

Lorenza Boisi, Cap, ceramica secondo fuoco, 2017, ph by Keizo Ueno, Courtesy of Traffic Gallery

Dalla sceneggiatura di Godard emerge: «Nel caos che circonda ogni essere umano, forse, per vivere, per sopravvivere basterebbe conoscere a fondo due o tre cose, quelle che più scottano…». Proprio sulla traccia di questa opinione si trovano le opere esposte in mostra le quali neutralizzano le coordinate a tal punto da renderle universalmente conoscibili, parlando senza necessariamente dire.

Veduta della mostra, Boisi, Meoni, Muliere, DUE O TRE COSE…, Traffic Gallery, Ph by Keizo Ueno, 2023, Courtesy of Traffic Gallery

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