Luca Giordano, Polifemo e Galatea, 1674-75
“Luca Giordano o il trionfo della pittura napoletana”, in esposizione al Petit Palais di Parigi fino al 23 febbraio 2020 e poi al Museo di Capodimonte, a Napoli – istituzione con la quale l’esposizione è stata realizzata – è una vera scoperta per la Francia, sebbene alcune opere di Giordano siano presenti al Louvre, allo stesso Petit Palais e in alcuni musei del Paese.
«Abbiamo deciso di fare una mostra su Luca Giordano a Parigi perché non era mai stata fatta. Si tratta della prima volta che il pubblico francese ha la possibilità di ammirare tante opere di quello che è probabilmente il maggiore pittore barocco italiano e forse europeo del secondo Seicento. Il direttore di Capodimonte Sylvain Bellenger e Christophe Leribault hanno realmente osato una carta molto alta: perché questi sono anni in cui è soprattutto Caravaggio (e il realismo caravaggesco) ciò che appare davvero di moda (salvo, naturalmente, i nomi “sempreverdi”). Vedremo come reagirà il pubblico francese, che pure il barocco non ha mai amato o spinto troppo. In mostra sono visibili opere straordinarie provenienti da chiese e musei napoletani, oltre che da istituzioni francesi», ci ha raccontato Stefano Causa, curatore scientifico dell’esposizione.
Giordano ha tutte le qualità per piacere oltralpe. Artista precocissimo, nel 1645, a soli 13 anni, fu a Roma, dove collaborò con Pietro da Cortona. Copiò i grandi maestri: Raffaello, Michelangelo, i Carracci. Dopo viaggi a Bologna, Parma e Venezia (dove vide le opere di Tintoretto e Veronese), nel 1651 dipinse a Napoli un San Luca per la chiesa di S. Marta. Da allora la carriera di “Luca fa presto” (così fu effettivamente soprannominato) fu un vero tourbillon: Napoli (chiese di S. Pietro ad Aram e S. Teresa a Chiaia), Venezia (Salute), Padova (S. Giustina), Firenze (dove decorò il soffitto del salone di palazzo Medici-Riccardi).
Poi l’exploit internazionale, alla corte di Spagna (1692-1702), chiamato da Carlo II: dipinse all’Escorial, nel Palazzo Reale di Madrid, nella cattedrale di Toledo. Nel 1702, a causa della guerra di successione spagnola in seguito alla morte del re, Giordano fece ritorno a Napoli, passando per Genova e qui sue opere sono in palazzo Balbi, poi Reale.
Fino al 26 gennaio 2020, il Petit Palais, sempre in collaborazione con il Museo di Capodimonte, ospita anche una retrospettiva dello scultore partenopeo Vincenzo Gemito (1852-1929), anch’egli enfant prodige che, a soli 17 anni, creò un’opera di mirabile realismo, il Giocatore, talmente bella da essere acquistata dalla casa reale. Seguirono i busti a grandezza naturale di personaggi celebri, tra cui quello di Giuseppe Verdi.
Ma bellissimi anche i disegni, grazie ai quali, dopo un periodo di grande difficoltà , quest’anima tormentata si riavvicinò alla grande arte scultorea. Le sue opere, di grande vivezza naturalistica – tra cui spiccano le figure in terracotta di bambini, pescatori e popolani, riscossero ampio successo anche ai Salon (1876-77) di Parigi.
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